Biblioteca della Moda, l'intervista al fondatore Diego Valisi
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Diego Valisi è il fondatore della Biblioteca della Moda . Nel cuore del quartiere più alla moda di Milano (la zona Navigli-Savona-Tortona), sede della gran parte degli showroom, Valisi ha deciso nei primi anni Duemila di condividere il suo archivio privato. Così, nel 2008, ha fondato questa biblioteca che fa parte dell’azienda Milan Fashion Media e che oggi può essere considerata un centro nevralgico della moda con stanze-incubatrici di idee (proiezioni private ed esclusive, conferenze e lezioni uniche).
Un luogo aperto a chiunque voglia conoscere e fare ricerca sulla moda e sull’industria italiana del settore.
Valisi proviene dall’editoria: per anni ha diretto il settore pubblicità di Uomo Vogue per poi spostarsi in altri uffici di Condé Nast. Non è quindi una sorpresa la sua conoscenza approfondita dell’industria milanese della moda.
Il 26 giugno, durante la fashion week milanese del menswear, accanto alla Biblioteca aprirà la Libreria della moda. Chi vuole andare al cuore di tutto (“tutto” nel senso del mondo della moda milanese) non può non passare di qui.
Presentaci la Biblioteca della Moda.
«È una biblioteca nata nel 2008 come raccolta della mia collezione privata di riviste e libri di moda, circa diecimila titoli. Oggi ne abbiamo più di 46 mila e siamo uno dei più grandi archivi dedicati alla moda, se non il più grande in assoluto. Non credo esista al mondo un’altra biblioteca privata come questa, che non appartenga a un’università o a un’istituzione.
Il nostro obiettivo è di avere un aumento di titoli del 15% ogni anno; li acquisiamo da singoli, collezionisti o aziende. Se vogliamo essere sostenibili dobbiamo costantemente arricchire e diversificare la nostra attività. Da questa esigenza sono nati i servizi B2B come le sponsorizzazioni, l’affitto temporaneo di showroom e gli eventi speciali».
Come descriveresti la tua mission come direttore di questa istituzione della moda?
«L’intento di questa biblioteca è quello di essere una destinazione culturale chiave per la moda. La Biblioteca della Moda vuole promuovere dialoghi tra manager, stilisti, studenti e tutti gli interessati alla storia della moda».
Qual è il tuo background?
«Ho fatto carriera come editore e ho gestito il settore pubblicità di pubblicazioni come Uomo Vogue Italia e per gruppi come Condé Nast.
Pensi che l’avvento dell’era digitale abbia eroso il ruolo delle biblioteche?
«L’aspetto digitale è essenziale se si vuole che un’iniziativa raggiunga un pubblico internazionale. Per questo stiamo lavorando per trasferire online gran parte del nostro archivio, per aumentare l’accessibilità ma anche per preservare queste risorse. Basta pensare a tutti quei vecchi libri e riviste, che ormai cadono a pezzi. Oggi gestiamo una libreria vintage su eBay dove si possono acquistare riviste e libri di cui abbiamo più copie».
Che cosa si può trovare nella vostra sede che non si trova altrove, soprattutto non sul Web?
«Video o foto di sfilate girati o scattati prima dell’avvento dell’era digitale».
Potresti indicarci uno o due esempi di tesori che si possono trovare alla Biblioteca della Moda?
«Si può scoprire e conoscere marchi e riviste che non esistono più. Un altro esempio di oggetti non reperibili online è quello dei libri campionario».
Come definiresti il mondo della moda di oggi?
«La moda sta subendo grandi trasformazioni. Se confrontiamo gli anni Settanta, quando le case di moda italiane sono emerse a Milano, e oggi, le modalità di gestione delle aziende di moda e le modalità di consumo del pubblico sono cambiate moltissimo. Oggi la moda è un’industria come un’altra e deve essere strutturata di conseguenza. Quindi oggi è del tutto normale conoscere top manager che lavorano in case di moda ma che provengono da settori completamente diversi. La moda non è più il regno dei sarti e degli artigiani».
Che cosa diresti a chi per la prima volta visita la Biblioteca della Moda?
«Prendetevi la libertà di trovare quello di cui avete bisogno ma restate aperti a scoprire qualcosa che non sapevate di cercare».
Perché Milano è ancora un epicentro della moda?
«Milano è l’epicentro della produzione e del commercio. In questa città c’è un’incredibile presenza di showroom, in gran parte concentrati nella zona dei Navigli, un’area precedentemente trascurata e che ora è stata del tutto trasformata dall’industria della moda».
Un punto di vista milanese sulla moda in tre parole?
«Eccellenza – Eleganza – Semplicità».
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