Anna Piaggi, una diva del Made in Italy
Il direttore di Grazia. Vera Montanari, ricorda per noi Anna Piaggi
Ho letto che Anna Piaggi era morta mentre ero in viaggio negli Stati Uniti. Un trafiletto su di un giornale e la mitica Piaggi non c'era più. Sapevo che non stava bene perché da un paio di stagioni non la vedevo alle sfilate e ed era molto strano. Non sarebbe mai mancata a quell'appuntamento se non ci fosse stata costretta. Ma la sua assenza si notava perché "la Piaggi" come la chiamavano tutti, era unica, speciale. Una sorta di diva del Made in Italy, fotografata per via dei suoi look d'epoca come, e a volte di più, delle proposte degli stilisti. Una grande esperta con cui commentare le sfilate era un piacere per la capacità che aveva di intrecciare passione, competenza, memoria storica e ironia.
Era spiritosa Anna, molto spiritosa. E simpatica, dietro quella sua aria da star. Una volta ero seduta di fianco a lei ad una sfilata di Stella McCartney, a Parigi. Ad un certo punto, come d'abitudine, entra suo padre Paul che, passando accanto alla Piaggi, mentre le bodyguard lo stanno accompagnando al suo posto, la saluta affettuosamente: "Hi, Anna". Lei neanche un plissé. Lui cammina girato verso di lei continuando a sorriderle e a farle ciao con la manina... Io osservo allibita la scena, mentre lei impassibile mi chiede: "Ma chi è...?". "Anna, come chi è? È Paul McCartney...". E lei, velocissima: "Paul...? Ma cosa si è fatto alla faccia? È irriconoscibile...!". Ho continuato a ridere per tutta la sfilata...
Ciao, Anna, conoscerti è stato un piacere e un onore.
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