Fotogallery Matteo: tutte le vite di un bearbrick
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A casa di un vero cultore di pupazzi da collezione. Scoprite con noi di che si tratta...
Dapprima esordisce Linda, con estrema simpatia. “Sarò io a parlarvi della collezione. No, aspettate un secondo, forse è tornato mio marito”. Ossia Matteo, un po' timido all'idea dell'intervista. È lui il vero collezionista di questa coppia di designer, appasionato cultore di be@rbricks . L'intero soggiorno è stipato di giocattoloni in plastica, la cui forma più ricorrente è appunto quella dell'orso. “Chiamarli giocattoli è riduttivo. Molti artisti e aziende importanti hanno firmato il loro pezzo esclusivo”, e già mi sento bacchettare per l'imperdonabile inessattezza lessicale. “Ve ne sono di diversi tipi e dimensione. I più piccoli sono in vinile, sostituito dalla plastica nel caso dei modelli più grossi. Mi piace l'idea che uno stesso oggetto sia personalizzabile in una miriade di varianti”. Le vetrine che li espongono sono sigillate, così che il piccolo di casa non possa frugarci dentro. Qua e là, tuttavia, non mancano altri toys a portata di mano. Uno è addirittura termosensibile. Matteo afferra un accendino e sulla plastica riscaldata traspare piano piano un bikini: stupore generale.
“Ho iniziato con un pupazzo a forma di bomboletta spray prodotto per l'Adidas, durante una mostra a Berlino. La bomboletta la dice lunga sul legame con la street art”. Apprendo poi che gli orsetti più piccoli si vendono chiusi in bustine e non sai mai cosa ti capiterà. “È un po' come le figurine, i doppioni finisci per scambiarli. Si riesce a farlo su internet, ma prima devi avere la pazienza di fotografare i tuoi pezzi uno per uno”. Alzo la testa, e in una sorta di balaustra vedo un orsacchiotto in tailleur, con collana di perle e camelia sul petto. “Karl Lagerfeld l'ha commissionata per le vetrine Chanel. È la chicca della mia raccolta”. Un solo commento possibile: wow!
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