Fotogallery Giulia Gobbi: le due anime della scarpa
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Dal tacco alla borchia il passo è breve. Ma Giulia Gobbi pensa anche allo chic di tutti i giorni, e piazza nell'autunno-inverno 2012 una bella stringata mascolina. Parola-chiave? Versatilità, senza compromessi di stile
Dal tacco alla borchia il passo è breve. Ma Giulia Gobbi pensa anche allo chic di tutti i giorni, e piazza nell'autunno-inverno 2012 una bella stringata mascolina. Parola-chiave? Versatilità, senza compromessi di stile
In tema di alti e bassi della vita annoveriamo, senza esitazione, le scarpe. Il tacco, ovvero "alto", che costringe a snervanti maratone plantari ma assicura il massimo potenziale alla femmina seduttrice. E il "basso", di ballerine e sandali, che strappa d'impulso una smorfia di sufficienza, di riluttanza, quasi di colpa. Perché il sospetto genetico della donna è che per apparire bisogna soffrire e che la comodità anatomica è l'anticamera della sciattezza. Giulia Gobbi , cresciuta tra i ferri del mestiere (al nonno si deve la nascita del calzaturificio di famiglia, licenziatario per Valentino, Salvatore Ferragamo, Christian Dior), ha l'aria di non gradire le contrapposizioni recise.
Per la sua collezione di debutto il tacco è sì irrinunciabile, ma solido e robusto, col contrappeso di un opportuno plateau che alleggerisce l'andatura e scongiura lo sfinimento del metatarso. Le forme rotonde e piene, classiche e femminili, sono rese più vezzose dal cinturino alla caviglia e da una minuta decorazione di borchie. C'è poi il camoscio, che avvolge la tomaia del sandalo in un elegante drappeggio, e la scultorea zeppa in legno- un pezzo di bravura artigianale che per Giulia è un fattore ereditario. Infine, per non scontentare le amanti di un'attitudine più defilata e urbana, una francesina presa in prestito dal guarbaroba di lui. Con la suola a contrasto, di un bel verde salvia, che è poi il colore-firma per tutte le fodere.
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