Hubert de Givenchy: storia dello stilista che rese Audrey Hepburn una diva
Una leggenda della moda che con il suo stile impeccabile - fatto di eleganza e semplicità - ha vestito le donne più famose di tutto mondo
Il suo nome è ancora oggi sinonimo di eleganza e impareggiabile raffinatezza. Hubert de Givenchy, lo “stilista aristocratico” che ha vestito le donne più famose e importanti di tutto il mondo, si è spento lo scorso 10 marzo all’età di 91 anni, portando via con sé una pagina fondamentale della storia dell’haute couture del nostro secolo.
Vi raccontiamo la sua storia e l'influsso che ha avuto sulla moda e non solo.
Hubert de Givenchy: la storia dello stilista
Enfant prodige, inizia la sua carriera appena 17enne lasciando Beauvais - la sua città natale - per trasferirsi a Parigi e seguire la sua passione per la moda. Esordisce da Jacques Fath mentre studia disegno presso l'École Nationale Supérieure des Beaux-Arts e successivamente lavora per Robert Piguet e Lucien Lelong, fino ad approdare alla Maison Schiaparelli. «Apprendere il mestiere da grandi maestri è una grande opportunità» dichiarerà in un’intervista, aggiungendo che «non si finisce mai di imparare nella vita».
Ha solo 27 anni quando nel 1952 apre il suo atelier e debutta con la sua prima collezione, riscuotendo un immediato successo. I suoi modelli detti "Separates", dalle linee pulite, confezionati con materiali semplici e lontani dallo stile sfarzoso dell’epoca, segnano l’inizio di una carriera che si protrarrà per più di 40 anni.
Tra le sue creazioni più acclamate ci sono la "blusa Bettina" - in lino bianco con maniche a balze che prende il nome dalla modella più ricercata del momento Bettina Graziani - l’abito a sacco e il cappotto balloon - ispirati ai modelli del suo mentore Cristobal Balenciaga - oltre all’iconico tubino nero indossato da Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”.
L'amicizia con Audrey Hepburn e le collaborazioni con lo star system
Quella fra Hubert de Givenchy e Audrey Hepburn è stata un’intensa amicizia nata dal loro incontro nel 1953. Il couturier pensava di dover incontrare Katherine Hepburn, ben più nota di Audrey ai tempi. «Mi chiese di disegnarle il guardaroba per "Sabrina", io ero a metà collezione, ma le mostrai alcuni modelli che sembravano tagliati per lei e da lì non l'abbandonai più» ha raccontato successivamente a Yann-Brice Dherbier, autore della biografia dell'attrice, "L'intramontabile fascino dell'eleganza".
Da quel momento realizzerà i costumi di gran parte dei film della Hepburn, da “Funny Face” (che valse allo stilista una nomination agli Oscar) a “Colazione da Tiffany”, e la vestirà in tutte le sue apparizioni pubbliche, rendendola un’icona di stile.
Il suo rapporto con il mondo del cinema però non si esaurisce con l’amica e musa. Tante sono infatti le personalità dello star system che a lui si sono affidate dentro e fuori dal set: dive del calibro di Marlene Dietrich, Greta Garbo, Ingrid Bergman ed Elizabeth Taylor.
Hubert de Givenchy e la sua influenza nella moda
«La mia è una delle professioni più belle: rendere gli altri felici grazie a un'idea» ha ribadito qualche tempo fa in occasione della mostra a lui dedicata presso la Cité internationale de la Dentelle et de la Mode di Calais. Un pensiero che lo ha accompagnato durante tutta la sua carriera, conclusasi nel 1995.
In seguito, la Maison che porta il suo nome vedrà alternarsi alla direzione creativa designer quali John Galliano, Alexander McQueen, Julian McDonald, Ozwald Boateng e Riccardo Tisci, fino a Claire Waight Keller, attualmente in carica.
L’indole innovatrice e controcorrente di Hubert de Givenchy ha rappresentato un punto di svolta e riscritto le regole della moda: «Tutte le mie linee permettono movimenti svelti e fluidi, i miei vestiti sono vestiti reali, ultra-leggeri, senza imbottiture e corsetti, sono indumenti che aleggiano su un corpo libero da lacci», ha sempre affermato, contrapponendosi di fatto alla visione degli altri couturier del suo tempo come Christian Dior, che strizzava la vita con le sue silhouette a clessidra, tipiche del New Look.
L’influenza di Givenchy nel mondo della moda e il suo approccio allo stile sono forti e tangibili anche ad oggi. Un esempio è rappresentato dalle creazioni di Issey Miyake, che ha dichiarato di ispirarsi proprio al suo senso del taglio e della struttura tipicamente parigini. Ma riferimenti ai tratti stilistici propri del couturier sono rintracciabili in gran parte delle collezioni attuali.
Una rivisitazione dell’abito babydoll del 1958 è stata avvistata sulla passerella di Valentino, mentre da Ports 1961 il protagonista è l’abito a sacchetto, movimentato da inserti asimmetrici. E che dire dell’abito bianco a motivi floreali indossato da Audrey Hepburn alla cerimonia degli Oscar del 1954? Un capo timeless e ancora attualissimo annoverato tra i look da red carpet più classici e raffinati del XX secolo.
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