Vivere con Biancaneve, Bugs Bunny, Eva Kant... e l’IMU!
La prima volta che ho abitato da sola, molti anni fa, non volevo tende né tappeti, li detestavo. Adesso ho tende doppie e tappeti ovunque. Certo che la casa ci rappresenta proprio...
E soprattutto rappresenta perfettamente ogni nostra evoluzione, ogni cambiamento, in maniera quasi inconscia, a prescindere da quello che noi vogliamo mostrare. Lo sanno bene architetti, designer e arredatori che, un po’ psicologi e un po’ sociologi, affrontano il tema del vivere quotidiano con enorme attenzione ai bisogni, ai desideri, ma anche alle paure delle persone.
Non è certo un caso, per esempio, se quest’anno la tendenza più forte del Salone del mobile di Milano, quella che si sente nell’aria e che si è vista interpretata, ciascuno a modo proprio, un po’ da tutti i protagonisti di questa settimana è la favola.
La realtà continua a deluderci, se non a preoccuparci, meglio rifugiarsi, almeno a casa propria, in un mondo più divertente e giocoso, in cui l’happy end è garantito. Ed ecco spiegati lo specchio di Biancaneve o il letto Bella Addormentata, cartoon, fumetti, le infinite citazioni da Walt Disney a Bugs Bunny, fino ad arrivare a Eva Kant.
Certo, lo sappiamo, la casa è una cosa seria e l’Imu, la nuova tassa, se mai ce ne fosse bisogno, ce lo chiarirà ulteriormente... Ma l’ironia è un grande antidoto alla tristezza e il minimalismo di qualche anno fa sembra definitivamente tramontato sotto un’irrefrenabile voglia di giocare con le forme (ma quanto sono divertenti gli Happy pills, i vasi di Fabio Novembre per Venini che sembrano appunto delle pillole bicolori?), con materia e tessuti (e le poltrone di silicone?) e soprattutto con i colori.
E qui torniamo alle mie tende colorate, che con il loro sfolgorante shantung rosso fuoco hanno trasformato la mia sala in una specie di teatro. Cosa mi avrà sedotto, quando avevo poco più di vent’anni, di quelle finestre senza protezione, aperte sul mondo?
Non me lo ricordo più, ma certamente corrispondevano alla ragazza che ero, tanto quanto mi corrispondono oggi i divani colorati (per anni li ho preferiti beige, al massimo con una piccola riga a rompere la monotonia). Odiavo quadri e stampe alle pareti. Oggi li adoro e sto osando anche qualche incursione nell’arte contemporanea, come la ballerina luminosa di Marco Lodola che mi strappa un sorriso ogni volta che la incrocio in salotto.
Eppure, da buon Cancro da manuale, io detesto i cambiamenti, amo il passato, i ricordi, la memoria e non sopporto di perdere nulla di quello che è stato o che ho avuto. Dovreste vedere il mio armadio delle scarpe...
Ma il Salone del mobile mi ha confortato anche da questo punto di vista. È molto di moda, e molto corretto, anche il riciclo: ogni oggetto, basta un’idea, può avere una nuova vita. E altrettanto funziona il vintage: un occhio al passato e l’altro, però, che guarda avanti.
La casa “giusta”? Quella in cui stai bene, recuperi energie e ti diverti. Formula perfetta per valutare tutto: il lavoro, la vita... Anche gli uomini, no?
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