Suki vuole tutto
È stata la fidanzata dell’attore Bradley Cooper, è una delle modelle più famose e i suoi capelli biondi l’hanno fatta diventare una musa di bellezza. Ma a Grazia Suki Waterhouse parla dei suoi piani per il futuro: film con zombie e cannibali, un album tutto suo e un progetto fotografico. «Perché oggi», dice, «so davvero che cosa voglio»
«Che cosa si è fatta al pollice?», mi chiede Suki Waterhouse, 23 anni, mentre allungo la mano per posare accanto a lei il registratore. «Me lo sono chiuso in una porta», rispondo io. «E a lei, che cosa è successo?», ribatto, notando l’involucro vuoto di un cerotto sul tavolino basso che ci separa in un salotto privato dell’Hotel La Maison Champs-Elysées di Parigi. «Un paio di scarpe troppo strette». E indica il piede, ora calzato in una confortevole sneaker. Waterhouse è umana, accessibile. Non vedo più solo la it girl ironica e trasformista, la top model in copertina, la nuova musa del marchio di prodotti per capelli Redken, già testimonial di Burberry, o l’attrice in ascesa dopo i ruoli di Bethany in Scrivimi ancora e quello di Marlene nel film campione d’incassi The divergent Series: Insurgent. Sono lontani i tempi in cui veniva citata soprattutto come fidanzata dell’attore Bradley Cooper, a cui è stata legata per due anni, fino al marzo scorso. «Oggi so chi sono davvero e che cosa voglio», mi dice, seria.
A che cosa deve questa scoperta?
«Ho attraversato un periodo di crisi. Ma mi sono lasciata tutto questo dietro le spalle. Adesso ho mille progetti in testa e molti si stanno realizzando».
Significa che fare la modella non le basta più?
«Non mi sono mai sentita una modella. Ho cominciato a 16 anni, all’epoca ero un maschiaccio, poco interessata agli accessori femminili. All’inizio è stato un pretesto per prendere le distanze dalla famiglia e dalla scuola».
Non le piaceva studiare?
«Sì, ma mi annoiavo. I miei genitori mi hanno sempre mandato in scuole femminili, troppo tranquille per i miei gusti. Non per niente facevo karate, come mio padre: lui è cintura nera, io mi sono fermata a quella marrone».
Quindi ha cominciato a lavorare presto.
«Non è stato semplice. Il mio agente mi diceva: “ Che cosa possiamo fare di te?” Non ero né abbastanza magra né abbastanza alta per sfilare. Ho dovuto confrontarmi con l’immagine stereotipata della modella».
Alla fine l’ha spuntata lei.
«Devo molto alla mia famiglia. Mio padre, Norman, è chirurgo plastico, mia madre faceva l’infermiera prima di occuparsi di me e dei miei fratelli (Imogen, 20 anni, e i gemelli Charlie e Madeleine, 16, ndr). Siamo tutti un po’ disorganizzati e squinternati, ma siamo una famiglia solida».
Qual è il suo più bel ricordo d’infanzia?
«Sono nata e cresciuta a Chiswick, un quartiere residenziale di Londra. La nostra casa ha un grande giardino che si affaccia sul fiume. Ricordo con tenerezza i momenti trascorsi con mia madre e i miei fratelli a correre per i prati, lungo la sponda».
Vive ancora con i suoi?
«Mi sono appena trasferita, adesso ho un appartamento tutto mio. Anche questa è una novità».
Prima mi accennava ai suoi numerosi impegni. Includono anche il cinema?
«Sì, ho appena finito di girare due film. Il primo, Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, prodotto dall’attrice Natalie Portman, con la popstar Lily Allen, uscirà a febbraio. È una rivisitazione del romanzo di Jane Austen dove interpreto Kitty, una delle sorelle Bennet».
E il secondo?
«Si chiama The Bad Batch, con Keanu Reeves e Jim Carrey: una storia d’amore in una comunità di cannibali nel deserto del Texas. E ancora in post produzione».
Zombie, cannibali, che cos’altro ci riserva?
«Un po’ di musica. Sto componendo un album: ho già tre o quattro canzoni pronte, avevo previsto di finirlo nei prossimi mesi, ma credo che slitterà un po’. Sarò troppo occupata con le promozioni dei film, gli impegni come modella e un progetto fotografico».
Ho visto che pubblica molte foto su Instagram. Mi ha colpita quella in cui posa accanto a un bambino operato al viso per una malformazione grazie all’associazione benefica Facing the World, fondata da suo padre.
«Fin da piccola, nei weekend andavo a trovare in ospedale i pazienti del mio papà. È un’abitudine che mi è rimasta. Il ragazzino nella foto mi aveva affascinata per la sua vitalità e il suo coraggio. In lui c’è una bellezza vera».
Come definirebbe la bellezza vera?
«Non è quella che vedi sui giornali o su Instagram, dove quasi tutto è falso. La bellezza si trova nei momenti che vivi con la famiglia o che condividi con i tuoi amici».
Lei, figlia di un chirurgo plastico, che cosa pensa di chi ricorre al bisturi per ragioni estetiche?
«Non mi sono mai permessa di giudicare le persone che ne sentono il bisogno. L’importante è che si affidino a un medico competente».
Cambiando argomento, ho letto che lei va a letto vestita e a volte non si strucca neppure. È vero?
«Verissimo. Se sono stanca, m’infilo così come sono sotto le coperte. Il mio disordine è proverbiale, la mia camera è un vero bazar: abiti dappertutto, sulle sedie, sul letto».
Le sue migliori amiche sono Cara Delevingne e Georgia May Jagger. Siete andate a scuola insieme. Oggi siete tutte e tre modelle. Lo avrebbe mai immaginato?
«No, da piccole avevamo altre aspirazioni. Io mi vedevo lanciata in una carriera musicale».
È diventata una it girl, il suo modo di vestire fa scuola sui social network. Come lo descriverebbe?
«Senza complessi. Mi piace il colore o abbinare a un capo firmato un accessorio smaccatamente brutto o vecchio. Oscillo tra i maglioni larghi e i pantaloni kaki della mia adolescenza e gli abitini rosa Anni 60».
Per concludere chiedo a Suki come abbia vissuto il periodo in cui, a causa della sua storia d’amore con Bradley Cooper, era inseguita dai paparazzi. È l’unico momento in cui la sento chiudersi a riccio. «Mi scusi», mi dice con dolcezza. «Preferisco non rispondere a questa domanda, riguarda il passato». Passiamo ad altro, a Parigi, che le mette una pazza voglia di shopping, e ai suoi capelli, che non taglierà mai. «È rassicurante averli lunghi». Perché?, le chiedo. «Puoi usarli per nascondere le tue emozioni».
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