Stefano Fresi: La vita mi piace cruda
In poco tempo l’attore Stefano Fresi è diventato uno dei volti più popolari della commedia italiana. E nel suo ultimo film si cala nei panni di un improbabile latin lover. Perché lui ama sorprendere, a cominciare da quando è ora di andare a tavola
Me l’avevano preannunciato in tanti: «Ti conquisterà, è simpaticissimo». Qualcuno aveva aggiunto: «È vegano, crudista», sottintendendo che il suo stile alimentare radicale rappresenta il valore aggiunto di una personalità già di per sé interessante. Poi, quando ho incontrato per questa intervista l’attore romano Stefano Fresi, 42 anni, ho scoperto che era tutto vero: è colto, ironico, versatile (fa anche il musicista e ha composto jingle, brevi motivi musicali per programmi tv). Per quanto riguarda il cibo, poi, per fortuna non dimostra alcuna intransigenza. «Anche se provengo da una famiglia di cacciatori, da qualche anno sono diventato vegano e non mangio più alimenti di derivazione animale», mi spiega Stefano con naturalezza. «Ora sto lavorando d’impegno per abolire qualsiasi cottura dalla dieta: ho capito che i cibi crudi mi fanno sentire meglio, dormire profondamente, magari dimagrire».
Ma la sua taglia forte è ormai familiare al grande pubblico, che l’ha scoperto due anni fa nella commedia di Sydney Sibilia Smetto quando voglio. In mezzo a un gruppo di laureati disoccupati costretti a fare i mestieri più improbabili, Stefano interpretava un brillantissimo chimico, riciclato lavapiatti per necessità in un ristorante cinese. Quel film è stato un successo e l’attore ha cominciato a saltare da un set all’altro: ha girato Ogni maledetto Natale, Noi e la Giulia, Gli ultimi saranno ultimi. Sposato con la sassofonista e cantante Cristiana Polegri, padre di Lorenzo, 6 anni, è attualmente impegnato nelle riprese contemporanee dei due sequel di Smetto quando voglio (il primo sarà in sala a febbraio 2017). Di recente ha anche girato la fiction In arte Nino dedicata al mattatore Nino Manfredi (interpretato da Elio Germano) con la regia del figlio Luca, in onda su Rai Uno nei prossimi mesi. Intanto, dal 29 settembre lo rivedremo al cinema: nella commedia di Max Croci, Al posto tuo, Fresi scambia la sua vita con quella di Luca Argentero.
Per quale motivo, visto che siete due tipi tanto diversi?
«Nel film siamo i direttori creativi di due aziende di sanitari che, a un certo punto, si fondono. Rimarrà un solo posto di lavoro e, per capire a chi di noi affidarlo, la padrona della nuova fabbrica ci chiede una prova estrema di carattere: entrare uno nella vita dell’altro. Ne succedono di tutti i colori: Luca, all’inizio, è un single amante delle donne e della bella vita; io faccio il marito fedele, ho tre figli e disegno ancora a mano».
Anche nella vita somiglia al suo personaggio?
«Senza dubbio. Sono legatissimo alla famiglia e mi ritengo un grafomane, anzi un feticista della carta. Scrivo a mano anche la musica, utilizzando una penna con cinque pennini che tracciano il pentagramma. La mia carriera nello spettacolo è cominciata proprio come compositore di brani per il teatro. Poi, come attore, mi sono fatto le ossa sul campo e un giorno la fortuna si è materializzata nella persona di Michele Placido: mi ha visto nello spettacolo I tre moschettieri e mi ha affidato il ruolo del Secco nel film Romanzo criminale. Non mi sono più fermato».
Per talento, simpatia e corporatura lei viene considerato da qualcuno la “risposta romana” all’attore friulano Giuseppe Battiston: lo ha mai incontrato?
«Non solo l’ho conosciuto, ma lo stimo talmente che gli ho proposto di interpretare il mio gemello in un film che si progetta da tempo. Spero che vada in porto».
Se dimagrisse troppo, non avrebbe paura di perdere il lavoro?
«Probabilmente correrei lo stesso rischio se, toccando ferro, mi ammalassi. Spero di dimostrare che sono un bravo attore al di là della taglia».
Ha convinto sua moglie e suo figlio a diventare vegani?
«No, li lascio liberi di scegliere. Cristiana mangia ancora un po’ di carne, Lorenzo è abituato ai cibi sani e da grande deciderà la sua alimentazione. Per ora non lo porto al fast food, questo è certo. Ma ogni tanto mi concedo una trasgressione: tempo fa, sull’isola di Ponza, mi sono fatto una grigliata di pesce. Senza pentimenti».
È vero che il suo bambino ha già un grande senso del ritmo?
«Sì, e non poteva essere altrimenti. Subito dopo la sua nascita, mia moglie è stata ingaggiata per accompagnare come corista la tournée del cantautore Mario Biondi. Io, che in quel periodo scrivevo una colonna sonora e potevo lavorare a distanza, l’ho seguita. Tenevo il bambino sotto il palco, in corrispondenza del batterista, per permetterle di allattarlo negli intervalli. Ci siamo divertiti da matti».
Che ruolo ha nella fiction su Nino Manfredi?
«Faccio il grande attore di teatro Tino Buazzelli» (scomparso nel 1980). «È la prima volta che interpreto un personaggio realmente esistito e sono paralizzato dal timore reverenziale: Buazzelli è un gigante, spero di essere all’altezza».
E con Elio Germano com’è andata?
«Magnificamente. Non solo è un attore fantastico, ma mi ha dato una lezione di vita. Cresci sempre quando ti accompagni a quelli più bravi di te».
Compone musica e recita, vuole anche diventare regista?
«Non mi sento pronto e non voglio passare da velleitario. Il dramma dell’Italia è che tutti pretendono di saper fare tutto, anche nel cinema. L’unico che può provarci è l’attore, sceneggiatore e regista Edoardo Leo».
Ha un sogno che vorrebbe realizzare a breve scadenza?
«Mi piacerebbe essere diretto da registi come Paolo Virzì, Paolo Genovese e Giuseppe Tornatore, con cui ho già lavorato: quando ho composto la musica per un suo spot pubblicitario, mi ha affidato un’orchestra».
E c’è un ruolo in cui si sentirebbe a suo perfetto agio?
«Quello di Falstaff, il grasso cavaliere protagonista della tragedia di William Shakespeare: mi piacerebbe essere diretto da Gigi Proietti al Globe Theatre, il teatro costruito all’interno di Villa Borghese, a Roma».
Ho una curiosità, Fresi: se mi invitasse a mangiare a casa sua, che cosa mi preparerebbe?
«Spaghetti al pesto con le zucchine, il mio cavallo di battaglia».
Ma è un piatto che richiede la cottura.
«Per diventare crudista coerente e incorruttibile ci vuole tempo. E io, gliel’ho detto, mi sto attrezzando».
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