Shakira: «Sono quasi pronta»
Ha avuto due bambini con un calciatore famoso, è andata a vivere a Barcellona e ha fatto la mamma. Ora, però, la popstar latina più seguita
è pronta al ritorno sulle scene. «Se non canto», dice a Grazia, «non sono più io». E qui parla dell’album che ha immaginato durante un lungo volo
in aereo. E dell’unico regalo che ancora aspetta dal suo uomo
Shakira, la più grande popstar latina sulla scena, negli ultimi anni si è concessa un gran lusso: ha fatto la mamma. Prima il calciatore del Barcellona Gerard Piqué, 29 anni, l’ha rapita dai palcoscenici internazionali e l’ha portata in Spagna. Poi insieme hanno avuto due bambini: Milan, 3 anni, e Sasha, 1. In realtà quello di Shakira non è stato un sacrificio, ma l’inizio di una meravigliosa storia d’amore e la cantante me lo conferma quando la incontro al London Hotel di West Hollywood in occasione della presentazione del film d’animazione Zootropolis (nelle sale). Tuttavia sembra quasi incredibile che lei, dopo aver venduto più di 100 milioni di album, lanciato una linea di cosmetici, due profumi, persino un’app, abbia deciso di mettere da parte il ruolo di donna di musica e d’affari per i suoi bambini. Shakira, però, mi tranquillizza: è ora di tornare sotto i riflettori. «Gerard è un padre fantastico», mi dice. «Ha capito quanto mi mancano il palcoscenico e il contatto con il mio pubblico. L’altro giorno mi ha proprio detto: «“Go girl, do your thing!”, vai amore, pensa pure al tuo lavoro. Ed è quello che farò».
Il primo passo del ritorno della popstar colombiana è appunto Zootropolis, il film d’animazione Disney ambientato in una città popolata da animali. Una storia divertente, che ha per protagonista una coniglietta che vuole fare il lavoro dei suoi sogni, sfidando tradizioni e pregiudizi. Shakira, nella versione originale, presta la voce alla popstar-gazzella Gazelle e canta la canzone intitolata Try Everything, cioè “Provale tutte”.
Ha accettato questo film perché è mamma di due bambini o perché, piuttosto che arrendersi al ruolo della casalinga, ha deciso di “provarle tutte”?
«Mi sono divertita a far vedere il film a Milan, che ha 3 anni, ma il motivo per il quale ho scelto Zootropolis è che mi sono innamorata subito della storia. In più, Gazelle sono proprio io oggi. E Judy, la coniglietta protagonista del film, che sogna di diventare la prima poliziotta della sua specie, mi ricorda me stessa da piccola».
Perché? Com’era?
«Sono cresciuta nella città di Barranquilla, in Colombia, e passavo le giornate a sognare l’impossibile. Per ottenere quello che volevo, ho combattuto con una determinazione simile a quella di Judy: se ci penso, ero solo una bambina colombiana senza alcuna possibilità di diventare una popstar internazionale».
E come ci è riuscita?
«Tutto è cominciato nella Renault 4 di mio padre, stavamo andando al mare e cantavamo per passare il tempo. A un certo punto lui zittisce mia madre e le dice: “Ascolta la nostra bambina, ha una voce muy potente” (Shakira usa proprio lo spagnolo, ndr). Non sapevo che cosa intendesse, ma da allora mi ha incoraggiato in tutti i modi a cantare e, a 10 anni, mi ha iscritto al mio primo concorso canoro».
Durante la sua rincorsa al successo è stata più incoraggiata o criticata?
«A partire dal primo istante in cui ho deciso che sarei diventata una cantante, ho ricevuto moltissime critiche. Il mio insegnante di musica, per esempio, non voleva farmi entrare nel coro della scuola perché trovava sbagliata la mia voce: non gli piaceva il mio vibrato. Alcuni miei compagni, che sono miei amici ancora oggi, a quel tempo dicevano che cantavo come una capretta».
Come ha fatto a superare questo scoglio?
«È stato mio padre ad aiutarmi. “Non cambiare il tuo modo di cantare”, mi ha detto. “Sarà grazie a quello che, quando la radio trametterà le tue canzoni, la gente ti riconoscerà”. I miei genitori mi hanno sempre dato fiducia. Credo fermamente che i più piccoli, qualunque sia il loro sogno, vadano sempre incoraggiati».
È per questo che si è unita all’Unicef, l’agenzia delle Nazioni unite dedicata all’infanzia, per sostenere progetti di educazione scolastica?
«In realtà questa mia convinzione nasce da prima. In Colombia ho dato vita a una fondazione chiamata Pies Descalzos (“Piedi scalzi”, ndr) per aprire nuove scuole in quartieri disagiati. Oggi lavoro con l’Unicef, ma faccio anche parte della commissione per l’educazione degli ispanici, che è stata voluta dal presidente americano Barack Obama. Il mio sogno è che ogni bambino del mondo, a prescindere da razza, sesso o condizioni economiche, possa avere accesso a un’educazione di qualità».
Che cosa insegnerà, invece, ai suoi figli?
«Di sicuro una delle lezioni più importanti che ho imparato nella mia vita: il talento non è tutto. Per quanto tu possa averne, non è quello che ti garantirà il successo. Il duro lavoro, la continuità, la capacità di dare tutta te stessa sono molto più importanti. Quindi, quando saranno grandi, dirò loro: “Qualunque cosa vogliate fare nella vita, assicuratevi di avere passione e carattere per lottare. E sarete felici”».
Quali sono, invece, le cose che fanno contenta lei?
«Adesso la mia gioia deriva da quella delle persone a cui voglio bene: ogni piccola conquista di uno dei miei bambini, per esempio, è un grande successo anche per me».
E per lei stessa non fa più nulla?
«Sì, sto pensando al mio prossimo album. Per essere qui a Los Angeles ho volato da sola: 12 ore senza bambini. La mia testa si è subito riempita di idee e di musica. Non vedo l’ora di tornare in studio di registrazione. Mi mancano molto il palcoscenico e la sensazione indescrivibile che provi quando migliaia di persone cantano insieme con te. Mi sento quasi in colpa a dirlo, ma ogni cellula del mio corpo vive per questo e finché non torno a cantare o a scrivere musica, non sono veramente io».
Che cosa ne pensa suo marito?
«Prima di tutto, non siamo sposati. Guardi bene il dito» (Shakira sorride e mi mostra la mano, senza anello di fidanzamento).
Stete insieme dal 2010, avete due figli, non so davvero che cosa stia aspettando il suo compagno...
«Scherzi a parte, Gerard è dalla mia parte ed è contento che torni a occuparmi della mia musica. E, da adesso in poi, è quello che farò».
Come si vive a Barcellona accanto a un campione della squadra di calcio più importante della città?
«È come essere la moglie di un soldato che non muore mai in battaglia. In città è venerato e quasi non si può muovere senza essere riconosciuto. In più, deve allenarsi quasi tutti i giorni e non può mai viaggiare con me. Quello dello sport è veramente un altro mondo rispetto al mio».
Pensava che avreste avuto vita più facile?
«No, ma è curioso perché io sono sempre stata una solista. Mentre lui vive in simbiosi con i compagni di squadra, rispettando tantissime regole. Stando con Gerard ho capito quanto sia importante lo sport per formare il carattere dei ragazzi: mi piacerebbe che i nostri figli ne facessero. Anche senza diventare professionisti come il loro papà».
Quali caratteristiche del suo compagno vorrebbe vedere nei suoi bambini?
«Innanzitutto la passione per quello che fa. Niente mi renderebbe più fiera del vederli innamorati della loro vita. Gerard poi è davvero generoso: non perché, quando è a casa, si occupa di Milan e Sasha, ma perché è come una roccia per la nostra famiglia. Per noi c’è sempre».
All’inizio della vostra relazione, molti hanno sottolineato la differenza d’età tra voi: lei ha 39 anni, lui 29.
«Anagraficamente può essere 10 anni più giovane di me, è vero, ma a volte è saggio come se ne avesse 10 di più. Magari a volte è impulsivo, altre volte troppo infantile, ma abbiamo costruito una bella vita insieme e ci divertiamo molto».
Un’ultima domanda. Dopo aver visto il primo schizzo di Gazelle, il personaggio che interpreta in Zootropolis, ha chiesto ai produttori del film di darle più curve. Perché?
«Ho chiesto fianchi più larghi, ma non per renderla più sexy. Mi sembrava, invece, che fosse troppo magra per essere realistica. Sono sempre stata una paladina della curve: penso che le ragazze non dovrebbero farsi influenzare da modelli di bellezza irraggiungibili. Dobbiamo essere fiere di chi siamo e del corpo che abbiamo. Se c’è qualcosa in più, i nostri uomini sono felici. Almeno, questo è ciò che mi dice Gerard: ho sempre avuto qualche grammo in più qui e là, e nessuna voglia di rinunciarci».
In effetti, rinunciare a qualcosa non è proprio nelle corde di Shakira. Glielo dico mentre la saluto, dandole appuntamento alla presentazione del suo prossimo album. So che quel momento arriverà presto. E sarà esattamente come lei lo ha immaginato ieri, durante quelle 12 ore di volo. Senza i bambini e i suoi doveri di madre.
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