Serena Autieri: «Volevo essere la prima della classe»
Sul palcoscenico Serena Autieri canta, balla e recita. E A casa si occupa di tutto. «Perché pretendo tantissimo da me», dice a Catherine Spaak. Ora torna in teatro nella nuova versione di Vacanze Romane: «Per farmi trattare un po’ da principessa»
Serena Autieri sembra delicata, fragile. Ma poi incontri il suo sguardo trasparente come il ghiaccio e t’investono tutta la forza, l’energia e la fiamma che custodisce in sé. Potrebbero irritare quella perfezione, scomodare quei modi da maestrina, quell’ imperturbabile tranquillità che sfida anche le peggiori catastrofi. Mi chiedo che cosa farebbe questa attrice se inciampasse sul tappeto rosso e finisse a terra a gambe all’aria, se qualcuno al bar le rovesciasse un caffè sul bianco vestito di nappa, se attraversando la strada s’incastrasse il suo tacco dodici fra i sampietrini e il semaforo delle auto passasse al verde. Ma poi mi dico no: sarebbe ingiusto metterla a disagio inutilmente. Perché Serena incanta, delizia ed emoziona con il suo straordinario talento, la sua tenerezza e la rara autenticità.
Che cosa provi a pochi giorni dal tuo debutto con l’attore Paolo Conticini nella seconda edizione di Vacanze Romane? Sono passati undici anni di distanza dalla prima edizione con Massimo Ghini...
«Moltissima emozione e gratitudine per il maestro Armando Trovajoli, che ha scritto per me quelle meravigliose canzoni. Ho visto il film di William Wyler tantissime volte e lo rivedo ancora quando passa in televisione: mi mettono nostalgia l’atmosfera, il bianco e nero degli Anni 50, la bellezza e la grazia di quel periodo. La storia è quella di una Cenerentola al contrario».
Perché secondo lei Audrey Hepburn, protagonista di quel film, piace più alle donne che agli uomini?
«Abbiamo gusti molto diversi quando si tratta di femminilità. Ho appena finito di girare un film con Vincenzo Salemme e la mia è una parte romantica, quindi assieme alla costumista avevamo scelto alcuni abiti, ma quando li ha visti Vincenzo li ha bocciati tutti. Non erano abbastanza sexy. A me piacciono le delicatezze della femminilità».
La grazia, il fascino del mistero non s’incontrano spesso ormai, si preferiscono il realismo e l’invadenza dei selfie.
«È vero, è scomparso il mistero e tutto rimane molto superficiale».
Sembri molto dolce, pacata e saggia. Sei veramente così?
«Sono una donna del sud: impulsiva, romantica, positiva, permalosa, gelosa, possessiva che prende fuoco facilmente. Faccio fatica a mediare quando le cose non vanno come vorrei perché sono una perfezionista e questo può creare problemi sul lavoro. Anche se poi so farmi apprezzare».
Come ti ha conquistata tuo marito (il manager Enrico Griselli, ndr)?
«Essendo semplicemente se stesso, schietto e spontaneo. In un mondo nel quale gli uomini per sedurre indossano continuamente maschere che nascondono solo il vuoto, le sue qualità mi sono sembrate rare».
Ci sono stati momenti difficili nel tuo percorso professionale?
«Sì, sempre, ma non ho mai smesso di volere superare i miei limiti con lo studio e l’apprendimento. Mi chiedo spesso perché non mi propongono film d’autore, ma solo grandi commedie. Mi piacerebbe lavorare con registi come Paolo Virzì, Ferzan Ozpetek e molti altri».
Perché non li contatti tu direttamente e ti proponi? Ricordi il telegramma di Ingrid Bergman a Roberto Rossellini in cui diceva che lo ammirava e che le sarebbe piaciuto molto lavorare con lui? O l’annuncio della grande Bette Davis sul giornale Variety con il suo curriculum, compresi i due Oscar, in cui, con incredibile umiltà, confessava di cercare lavoro?
«Quello che dici è vero. Non l’ho mai fatto, ma lo farò. Insieme con mio marito, che produce i miei spettacoli, lavoriamo con un gruppo di autori di grande talento. Bisogna avere idee da portare avanti. Sento che grazie al suo appoggio sto crescendo anche come artista».
Hai partecipato a tre edizioni di Tale e Quale show condotto da Carlo Conti e ne hai vinto una, la prima, con l’imitazione di Loretta Goggi in Maledetta Primavera. C’è una cantante che ammiri in particolar modo e che rappresenta qualcosa di speciale per te?
«Sicuramente Barbra Streisand. È stata un faro per la mia carriera e mi sono ispirata molto spesso a lei e al suo modo particolare di usare la voce. È un’artista davvero completa».
Dai l’impressione di essere sempre “la prima della classe”: bella, brava, educata, gentile. Non hai mai la sensazione di pretendere troppo da te stessa?
«Di errori ne faccio tanti, però questa immagine della “prima della classe” me la sottolinea anche mio marito. È vero sono esigente, pretendo tantissimo e a volte è il mio corpo che chiede una tregua. Voglio riuscire a controllare tutto. Mi piace cucinare, badare alla casa, fare danza, continuare a studiare per perfezionare il canto: non voglio essere perfetta, ma fare al meglio quello che scelgo».
Mai come in questi ultimi anni si vedono persone impreparate a tal punto da constatare che la professionalità e il talento non sono più ritenuti indispensabili, ma semplici accessori per arrivare al successo.
«Per questo preferisco essere “la prima della classe”, non soltanto una bella ragazza».
Non pensi mai che il tuo impegno non sia all’altezza dei risultati?
«Confesso di avere ancora molti sogni e desideri da realizzare nel campo professionale».
Avresti rinunciato alla tua carriera per la famiglia?
«Non riesco a immaginare la mia vita senza mio marito, mia figlia (Giulia, due anni, ndr) e il mio lavoro. E, da quando ci sono loro, i miei impegni sono aumentati e non mi sono fermata nemmeno con la pancia né dopo per allattare. Siamo una squadra».
Pensi che ci sia una forma di crudeltà da parte del pubblico quando abbandona i suoi miti?
«Bisogna sapere preparare il proprio declino con saggezza».
Non hai mai avuto paura di essere travolta dal successo, da un amore sbagliato oppure da una dipendenza?
«Quando una persona è intelligente, in qualche modo riesce a sentire le intenzioni di chi ha attorno e a scegliere le persone giuste. Noi donne siamo fragili sentimentalmente, per noi l’amore è il motore della vita. Vedo tante persone aride nel nostro mondo e ringrazio Dio di non essere come loro. Per me, il lavoro più importante da fare su se stessi è cercare l’equilibrio, anche se a volte gli altri provano a distruggerlo. Bisogna imparare a proteggersi e a proteggere la propria famiglia».
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