Matthias Schoenaerts: «Il piacere di piacere»
Fino a pochi anni fa Matthias Schoenaerts era un timido ex graffitaro di Anversa che studiava recitazione, seguiva i consigli della mamma e non immaginava di diventare un sex symbol. Poi il cinema lo ha trasformato. E nel film di Luca Guadagnino, A Bigger Splash, lo vedremo conteso tra la matura Tilda Swinton e una sexy Dakota Johnson. Ma sulle donne che cercano compagni più giovani l’attore ha le idee ben chiare. E qui le svela, senza censure
Per il nostro incontro Matthias Schoenaerts ha indossato una T-shirt grigia e blue jeans scoloriti. Ora se ne sta davanti a me accarezzando un accenno di barba. Non c’è donna nel mio campo visivo che non stia posando lo sguardo su di lui, con ammirazione. E su di me, con invidia.
Lo intervisto per il film A Bigger Splash (ora nelle sale), del regista Luca Guadagnino, che si è liberamente ispirato alla pellicola cult del 1969, La Piscina di Jacques Deray, con Romy Schneider e Alain Delon. Al loro posto ci sono Tilda Swinton, nel ruolo di Marianne, affascinante rockstar in convalescenza a Pantelleria, dopo un intervento alle corde vocali, insieme con il suo fidanzato Paul, un fotografo che ha il volto di Matthias Schoenaerts. Li raggiungono sull’isola Harry, produttore discografico ed ex amante di Marianne, interpretato da Ralph Fiennes, e la figlia Penelope, l’attrice Dakota Johnson. Tra i quattro si innescano gelosia, inquietudine, desiderio. Ma anche qualcosa in più.
Avevo incontrato Matthias tre anni fa, quando era stato lanciato dal film Un sapore di ruggine e ossa con Marion Cotillard. Era un ragazzo timidissimo che lasciava grandi vuoti e silenzi nelle interviste. Prima di essere scoperto dal cinema, era uno sconosciuto artista di strada ad Anversa, in Belgio. Lo ritrovo solare, estroverso e con una risata contagiosa. E scopro con piacere che ha anche smesso di esprimersi a monosillabi.
Prendendo spunto dal personaggio che Ralph Fiennes interpreta in A Bigger Splash, un uomo che non smette di parlare, che cosa è più importante per lei: raccontarsi o ascoltare?
«In genere mi piace stare con persone che non mi obblighino a intervenire su tutto. Penso che ci sia gente che parla soltanto per sentire la propria voce, non per comunicare qualcosa. Sono riservato. Potremmo sperimentare la prima intervista silenziosa: le piacerebbe? Ci guardiamo negli occhi, facciamo esercizi di respirazione, ci rilassiamo. Quando scade il tempo che abbiamo a disposizione, ci salutiamo con un abbraccio. Sarebbe un’esperienza incredibile per me, anzi indimenticabile. Ma forse per una giornalista come lei sarebbe troppo penalizzante. Il suo direttore potrebbe prenderla male».
C’è anche da dire che fiumi di parole non sono la garanzia di una buona intervista. Cerchiamo una saggia e sensata via di mezzo.
«Sono d’accordo».
Le persone che ha intorno hanno la capacità di ascoltare?
«Direi di sì. L’importante non è rispettare i ritmi e i tempi, alternare equamente parole e silenzi, ciò che conta è riuscire a comunicare. Con il mezzo che si vuole e a seconda del caso. Io frequento persone con le quali ho la possibilità di ricevere e dare: non fosse così, le eviterei e me ne starei per conto mio».
Lei è stato cresciuto da sua mamma e dalla nonna. Qual è il più grande insegnamento che ha ricevuto da loro?
«Essere sincero. A qualsiasi costo. Sempre».
È più facile farsi capire dalle donne o dagli uomini?
«Le dico solo una cosa: vivendo con mia mamma e mia nonna ho imparato a stare zitto. Ho capito che qualsiasi cosa argomentassi avrei avuto comunque torto. Con le donne va sempre a finire così».
Mi sta dicendo che sono gelose di lei? Come reagiscono quando porta a casa una ragazza?
«Che problema!». (Lo dice in italiano, ndr). «Negano, dicono che va tutto bene, ma io capisco subito che non è vero. Le do una notizia inaspettata: non sono soltanto le mamme italiane a essere gelose del figlio maschio. Anche in Belgio funziona così».
Nel film di Luca Guadagnino lei è molto innamorato di Tilda Swinton, donna matura e affascinante, eppure prova attrazione nei confronti di una ragazza molto giovane, Dakota Johnson. Questo dimostra che la giovinezza è sempre un richiamo irresistibile per voi uomini?
«La tensione psicologica e sessuale tra i protagonisti è uno dei temi centrali del film. Tilda interpreta una donna splendida, una diva, molto più grande di me. La sensualità e la giovinezza sono strettamente legate tra loro. Non voglio dire che invecchiando si perda completamente questo modo di sentire, ma da giovani la pulsione sessuale è spesso preponderante e irresistibile rispetto a tutto il resto».
Capita non solo ai giovani. Anche molti uomini con più di 50 anni si sentono attratti dalle ragazze più giovani?
«Penso che tutto il nostro essere sia governato dall’istinto di sopravvivenza. Più ci si avvicina alla morte, più si è naturalmente attratti da chi è ancora nel pieno della vita. Respiri la giovinezza e ti senti più giovane anche tu. Come per effetto di una sorta di contagio. Ripeto: credo che sia un istinto che fa parte di tutti noi».
Di conseguenza, non si stupirebbe se sua mamma e sua nonna provassero attrazione nei confronti di giovani uomini?
«No. Certo che no. Però che cosa c’entra? Loro combattono la vecchiaia e la paura di morire in un modo diverso. Ma ci sono donne che, come tanti uomini, a un certo punto della vita stanno meglio con un compagno molto più giovane di loro. Non trovo che ci sia nulla di male in questa scelta. Mia mamma e mia nonna non ne sentono il bisogno, evidentemente. E va bene così. Mamma mia che discorsi impegnativi stiamo facendo, mi sono messo in un guaio, vero?».
Cambiamo argomento. Sul set la imbarazza di più confrontarsi con donne bellissime o con uomini molto attraenti? Con chi si sente maggiormente in competizione?
«Mi sento a mio agio con persone bellissime, di qualunque sesso. Non sono originale in questo: amo essere circondato dalla bellezza. Anche se, e non voglio sembrare troppo romantico, in fondo quello che davvero conta è la bellezza dell’anima. E lo dico perché ci credo, al di là della retorica».
Vive ancora ad Anversa. Non ha mai avuto la tentazione di trasferirsi a Los Angeles?
«Mai. Non sento il bisogno di andare altrove. Los Angeles è un posto magnifico per trascorrere le vacanza e orribile per viverci. Per me è il luogo più triste del mondo: mi sentirei morire se dovessi trasferirmi là».
Ha cominciato a lavorare molto presto, a 15 anni.
«In realtà ho debuttato molto prima. Avevo 7 anni e ho recitato una piccolissima parte in uno spettacolo teatrale con mio padre (l’attore Julien Schoenaerts, ndr), ma è finita lì. La mia carriera di attore professionista è iniziata nel corso della mia formazione alla scuola di arte drammatica, quando avevo già 23 anni».
Una delle sue grandi passioni è l’arte, in particolare la pittura. Da ragazzo disegnava graffiti anche sui muri di Anversa. Sognava un futuro diverso da quello che poi ha costruito nel cinema?
«Non avevo un obiettivo preciso. La recitazione mi è sempre piaciuta, sono diventato un attore, ma senza l’accanimento di chi insegue un grande sogno. Se non mi fosse riuscito, avrei scelto un lavoro creativo. Non ho, però, idea di quale».
La bellezza per molte attrici può diventare un ostacolo, un limite nella scelta di ruoli interessanti. I suoi muscoli sono mai stati un problema per lei?
«Tutt’altro. Giocare con il corpo, entrare in personaggi dall’aspetto diverso è una parte fondamentale della mia professione. La prestanza fisica serve anche per essere nascosta».
Lei, comunque, ha sempre al suo fianco donne bellissime. La sua ultima fidanzata, Alexandra Schouteden, è una modella.
«Sta parlando della ex fidanzata. Tra noi è finita, al momento sono single. Disponibile per le fan: lo scriva pure. E mi raccomando non lo tolga dal pezzo».
Non la infastidiscono le richieste di autografo, i selfie con le ammiratrici ed essere fermato per la strada?
«Anche quando capita che certe richieste arrivino al momento sbagliato, piacere agli altri mi piace».
E direi che gli riesce benissimo. Lo ringrazio e lo saluto con un abbraccio (ha rispettato la sua promessa), mi avvio verso l’uscita del locale e mi giro per un ultimo sguardo: Schoenaerts è circondato da una decina di ragazze e signore con il cellulare in mano, pronte per farsi fotografare al suo fianco. Ci penso su un attimo e poi torno indietro. Mi sa che un selfie con lui me lo sono meritato anch’io.
© Riproduzione riservata