È stata la musa di grandi registi e la moglie di un idolo delle folle. L’attrice Lucia Bosè, anche oggi che ha 84 anni e vive ritirata in montagna, continua a preferire le scelte coraggiose. Perché, spiega a Catherine Spaak, viene guidata da una presenza speciale
L’ex Miss Italia del 1947, che ha girato film indimenticabili come Cronaca di un amore di Michelangelo Antonioni, è oggi una señora di 84 anni. In pace con sé stessa e con il mondo. Lucia Bosè vive in un paesino di montagna di cinquanta abitanti nei pressi di Segovia, in Spagna, immerso nella natura incontaminata. Ed esprime una spiritualità gioiosa, che gioca con gli angeli e predilige il colore azzurro, lo stesso scelto per tingersi i capelli. Il blu, nella religiosità indiana, rappresenta la creatività e uno spiccato senso estetico. Indica, inoltre, la capacità di comunicazione con dimensioni che superano l’umano.
Ma Lucia Bosè è, innanzitutto, l’ex ragazza cresciuta a Milano e diventata una star grazie al cinema e al matrimonio con il mitico torero Luis Miguel Dominguín.
Che cosa ricorda degli Anni 40, quando era solo una ragazza che lavorava alla pasticceria Galli di Milano?
«È stato un periodo felice. Ero giovane, avevo un impiego e tutta la vita davanti».
Quali erano i suoi desideri?
«Sognavo di andare alle Olimpiadi: praticavo la ginnastica artistica e volevo diventare una campionessa».
Come è arrivata al cinema?
«Un giorno, un signore elegante è entrato nella pasticceria e mi ha chiesto una confezione di marron glacé. Quando gli ho dato la scatola, mi ha detto: “Lei ha un viso molto interessante, potrebbe lavorare nel cinema”. Pensai che fosse un po’ pazzo e rimasi molto sorpresa nello scoprire che avevo parlato con il grande regista Luchino Visconti. Non potevo immaginare che, un giorno, sarebbe diventato il padrino di mio figlio Miguel».
In passato ha dichiarato di non essere mai stata molto interessata alla carriera d’attrice. Come mai?
«È vero, a un certo punto con il cinema non sapevo se andare avanti oppure fermarmi. Non volevo che il lavoro rappresentasse la totalità della mia vita. La prima volta davanti alla macchina da presa, ho pensato: “Solo per metà del tempo, l’altra metà la voglio per me”».
Come definirebbe l’incontro con suo marito, il celebre torero Luis Miguel Dominguín: destino?
«L’incontro con il torero è stato la cosa più assurda che mi sia mai capitata».
Perché da sempre lo chiama “Il torero”?
«Perché lui mi ha sempre chiamata “l’attrice”».
La prima volta che ha assistito a una corrida del suo compagno, che cosa ha provato?
«L’ho visto nell’arena quando eravamo già sposati. La corrida non mi è piaciuta per niente, però ho un grande rispetto per i toreri e per gli spagnoli: comprendo che per loro sia qualcosa di straordinario affrontare la sfida con la morte. Posso dire che ho voluto bene al torero, però non ne sono mai stata innamorata».
La vostra storia, durata 12 anni, sembrava un grande amore.
«L’ammiravo, è stato l’uomo più importante della mia vita, tanto che, dopo la separazione, non ho voluto risposarmi. In seguito, mi sono legata a una persona di cui non voglio dire il nome: quello è stato vero amore».
Come si riconosce il vero amore?
«Ami quando senti che daresti tutto. Al torero non avrei mai dato tutta me stessa, gli mancava il tocco magico».
Prima di sposare Dominguín, sapeva della sua fama di conquistatore e delle tante donne che frequentava?
«Sì, certo. Con lui, ho vinto la medaglia d’oro delle corna. Per un torero tutte le donne perdono la testa».
Ne ha sofferto?
«Moltissimo. Però, con lui, sono stata anche felice».
Come ricorda la sua vita in quegli anni, con amici celebri, dal pittore Pablo Picasso al poeta Jean Cocteau?
«È stato un periodo stupendo e ho conosciuto tante persone affascinanti. Però, accanto al torero, mi sentivo usata: ero una bella italiana al suo braccio».
Soltanto un oggetto da esibire?
«Sì. In Spagna, all’epoca, erano tutti molto maschilisti, e lui amava mostrarmi al suo fianco».
Ha nostalgia del passato?
«No. Ho avuto una vita meravigliosa e non ho alcun rimpianto: rifarei tutto senza cambiare una virgola. La mia esistenza è serena e appagata. Ho in programma di arrivare a 103 anni».
È stata la prima donna in Spagna a chiedere, nel 1967, la separazione: con quali conseguenze?
«È stato uno shock, perché in quel Paese, allora, abbandonare un uomo, per di più famoso, era inconcepibile. Per lui è stato uno smacco terribile, non se lo aspettava».
Come ha reagito la stampa spagnola? E lui?
«Mi hanno sbattuto la porta in faccia. Non m’importava, ero libera in un’epoca in cui le donne non avevano diritti. Dissi al torero: “Ti do tutto quello che vuoi, ma pretendo una cosa: i figli. Se non accetti, ti sparo”».
Lo avrebbe fatto?
«Be’, però l’ho spaventato».
Ha ancora rapporti conflittuali con suo figlio Miguel?
«Siamo stati per anni senza parlarci: alti e bassi, dispetti. In questo periodo, invece, siamo felici. Gli ho lasciato la mia casa con tutto quello che c’era, anche la biancheria, e sono venuta a vivere in montagna: qui sono felice in mezzo alla natura».
Lei ha aperto un museo degli angeli. Perché?
«Anni fa mi trovavo a Roma, davanti a Castel Sant’Angelo, e guardavo le statue degli angeli del ponte sul Tevere quando, improvvisamente, mi è sembrato che si muovessero, che fossero vivi. Ho deciso in quel momento che avrei fatto qualcosa per loro. Anni dopo, ho aperto un museo a Turégano, in Spagna: conteneva angeli provenienti da ogni parte del mondo. Oggi non c’è più, ma ho comunque realizzato il mio sogno. Purtroppo nessuno lo ha capito. Sin da bambina ho stretto un patto con il mio angelo custode, c’era fra noi un dialogo costante e spesso ci arrabbiavamo, ma era un rapporto speciale. Sono sempre stata attratta dall’esoterismo. Per me il soprannaturale non ha bisogno di dimostrazioni: i miracoli si compiono ogni giorno sotto i nostri occhi, anche se pochi li sanno vedere».
Essere una donna forte e anticonformista ha un prezzo?
«Sì, tutto ha un prezzo. Ma quando si superano gli ostacoli, si scordano le fatiche. E credo che se ci sono dei problemi, esistono anche delle soluzioni».
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