Il settimanale della sinistra britannica The New Statesman ha strillato in copertina il titolo “La trappola della maternità”. Sotto ci sono quattro donne attorno a una culla vuota, dove è posata un’urna elettorale.
Il settimanale della sinistra britannica The New Statesman ha strillato in copertina il titolo “La trappola della maternità”. Sotto ci sono quattro donne attorno a una culla vuota, dove è posata un’urna elettorale. Le signore sono Angela Merkel, una ministra inglese, la premier scozzese e la nuova candidata alla guida del Labour. Nessuna di loro ha figli e il saggio denuncia un’ingiustizia: la maggioranza delle donne in politica ha dovuto rinunciare alla maternità.
Una disparità rispetto agli uomini, che non trovano ostacoli alla carriera se hanno bambini, anzi. L’articolo evidenzia che in ogni settore il datore di lavoro considera un padre più stabile rispetto a un single, mentre si ha il pregiudizio che una madre lavori di meno e sia più distratta dalla famiglia.
Io ho avuto una figlia molto tardi, quando già avevo dedicato la maggioranza del tempo alla mia passione, il giornalismo, ma l’arrivo di Anna mi ha dato più carica ed equilibrio. Sono diventata più concreta, più finalizzata all’obiettivo, quando torno a casa (tardi certo, ma torno) lo sguardo di mia figlia è un mondo che mi avvolge, mi trascina via da tutto il resto e mi riempie di amore. Posso dire che tutto questo mi aiuta anche nel lavoro? Assolutamente sì. Ma sarebbe stato lo stesso se avessi avuto un figlio a 30 anni, quando cercavo di trovare una strada e realizzarmi?
Non lo so, ma il fatto stesso che io non l’abbia fatto allora mi dice che avevo paura che fosse una trappola.
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