L’uomo ideale? Zingaretti quando fa il commissario
La riunione di condominio va per le lunghe. Una signora si comincia a innervosire: è lunedì, non vorrei perdere Montalbano... Le altre concordano. Quella puntata farà più di 9 milioni di spettatori.
Come le tre precedenti, peraltro, ultimo ciclo di una storia che tiene banco ormai da 12 anni, mietendo successi dopo successi. Repliche comprese che, per quantità e ascolti, hanno fatto delle storie di Camilleri, magistralmente girate da Alberto Sironi, un fenomeno editoriale e televisivo unico nel nostro Paese.
La riunione di cui sopra era quella di casa mia e la signora è la mia vicina, una persona molto seria e, mi verrebbe da dire, selettiva, anche quanto a gusti culturali. Insomma, non avrei scommesso sulla sua propensione, e su quella di tutte le donne presenti, per il commissario più amato dagli italiani e dalle italiane. Mi sbagliavo: Montalbano è la fiction dei record, piace trasversalmente a giovani e adulti, uomini e donne, Nord e Sud, intellettuali e no, insomma è “popolare” nel senso migliore della parola.
Ma la domanda è: perché? La risposta più ovvia, la più banale, a noi viene facile, perché - come direbbe il mitico Catarella - noi Luca Zingaretti l’abbiamo intervistato “di persona personalmente” e ne siamo rimaste tutte sedotte. Per molti motivi. Primo: è arrivato in perfetto orario (e, credete, è cosa rara tra le celebrities). Secondo: l’appuntamento, l’orario, tutti i dettagli sono stati concordati con lui senza l’intermediazione di agenti o assistenti che spesso (non sempre, ma spesso) rendono i rapporti con l’intervistato molto più complicati. Terzo: ha risposto a tutte le nostre domande, anche quelle più personali, per esempio sul suo prossimo ruolo di padre, con gentilezza e disponibilità e un’aria da gentiluomo d’altri tempi, letteralmente irresistibile.
Quarto: il nostro ha una fisicità, non so come dire, “spessa”, massiccia che ne fa un uomo solido, a cui verrebbe voglia di appoggiarsi, affidarsi, come in fondo, nonostante quel che diciamo, piace a noi donne. Però quando sorride (e lo fa sempre, quando parla della sua compagna Luisa Ranieri) è come se si trasformasse: gli occhi diventano quelli di un bambino e mostrano un imprevedibile lato dolce, tenero, altrettanto irresistibile.
Va be’, cos’altro potrei dirvi? Che in più è un grande attore, come abbiamo definitivamente capito quando siamo andate a vederlo a teatro. Ma quando fa Monltalbano, Zingaretti non recita neanche più, perché lui è Montalbano. E, per osmosi, i personaggi intorno a lui non sono più attori, ma persone altrettanto vere che, insieme a lui, danno vita a piccole storie quotidiane, insieme semplici e speciali. Sullo sfondo sembra di sentire l’aria della Sicilia, con i suoi profumi e i suoi sapori (soprattutto i sapori, visto l’apprezzamento di Montalbano per la buona cucina e anche questo ce lo rende più simpatico).
Il linguaggio di Camilleri, insieme così antico e moderno, ti entra dentro come poesia e quella terrazza sul mare ti fa sognare una vita diversa, più lenta, più naturale, più vera. Però, e lo dico agli autori delle prossime puntate, perché ho letto che, per fortuna, ce ne sono altre in preparazione: per favore, non fateci cattiverie. Montalbano lo vogliamo così: serio, fedele e single/fidanzato con Livia. Le donne gli piacciono, e va bene, ma solo fino a un certo punto. Già nell’ultima puntata Isabella Ragonese si era avvicinata troppo al nostro eroe e ci aveva fatto innervosire.
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