Comincia a fare caldo. Mi sono già comprata un paio di scarpe estive (divine, bianche e nere). Tra poco dovrò pensare ai vestiti. Ma come la metto con quei due/tre chili in più?
Il tempo di pormi il problema (antico, annoso, irrisolvibile, soprattutto perché ho la forza di volontà di una lumaca morta, direbbe mio figlio, che è molto creativo nelle metafore) e in redazione mi arrivano ben due libri che si occupano di diete. Lo prendo come un segno del destino e inizio la lettura del primo. La dieta Dukan, spiegano sulla copertina, “ha fatto dimagrire 13 milioni di persone” (come avranno fatto a contarle?), perché dovrebbe fallire proprio con me? Leggo velocemente, in maniera trasversale, perché ho sempre poco tempo e tante cose da fare e poi, nel caso specifico, non è che il tema appassioni, so che dovrei occuparmene seriamente, ma non ci riesco. La verità è che, contro ogni razionalità (e chi se ne importa, sono razionale su un sacco di altri temi, almeno su questo lasciatemi straparlare) quello che vorrei veramente è mangiare come un lupo (anzi peggio, perché io mangio in continuazione, intervallando a colazioni, pranzi e cene, break di ogni genere, ma mai sani ovviamente...), non fare ginnastica, perché di nuovo non ho tempo e non ho voglia, e dimagrire ugualmente, senza essere malata... Insomma vorrei un miracolo, e mi dispiace doverci rinunciare. Va be’, leggo saltabeccando di pagina in pagina e capisco abbastanza velocemente: è la solita, classica, sicuramente funzionale dieta proteica. Per tre giorni si può mangiare solo carne e pesce: già mi vedo la mattina fare colazione con un petto di pollo, tra le risate dei miei familiari che non perdonano niente a nessuno. I giorni successivi, bontà loro, si possono aggiungere un po’ di verdure e poi ci sono altri due step a cui non sono mai arrivata, perché ho smesso, scoraggiata. Passo, speranzosa, all’altro libro: L’alimentazione su misura è una dieta personalizzata in base al gruppo sanguigno. Interessante. Scopro che il gruppo 0, il mio, è il più antico ed è comparso sulla Terra qualcosa come 40 mila anni fa (sono soddisfazioni). I miei antenati erano cacciatori e quindi... di nuovo mi tocca mangiare la carne, mattino, pomeriggio e sera. Ma è una fissazione. E come lo spiego al professor Veronesi che da vegetariano ortodosso ci invita in continuazione, dalla sua rubrica su «Grazia», a rinunciare a uccidere gli animali per la salute e anche per l’ambiente? Solo per curiosità sappiate, comunque, che il gruppo A rappresenta invece i coltivatori, il B i nomadi e l’AB, che è il più moderno, nato poco più di mille anni fa, un misto di tutti. Sempre più confusa sul mio futuro alimentare, mi ricordo che ho letto recentemente da qualche parte di un miliardario americano che è deciso a combattere l’invecchiamento proprio con il cibo. Cerco l’articolo e lo trovo: lui si chiama David Murdock, ha 87 anni ed è il numero 130 nella classifica di Forbes dei 400 uomini più ricchi del mondo. Il denaro, però, gli interessa poco (avendone così tanto è comprensibile), perché l’unico suo desiderio è vivere almeno (?!) fino a 125 anni. Questo è diventato il progetto della sua vita a partire dai suoi 60 anni, quando ha elaborato, con i migliori specialisti mondiali, una dieta ferrea, che gli sta garantendo una salute di ferro. In cosa consiste? Sostanzialmente in zuppe e frullati, di frutta e verdura. Lo sapevo che c’era la gabola...
Stroncata da un’impresa che, l’ho già ammesso, è superiore alle mie forze, ho deciso: quest’estate vanno di moda i caftani...