Elle Fanning è sotto i riflettori da quando aveva 2 anni. Ora che ne ha 18 è la protagonista di unfilm che mette sotto accusa i nuovi modelli estetici. «Perché so bene», dice, «che per una ragazza la ricerca della perfezione può diventare una schiavitù»
Elle Fanning mi sorride dall’alto del suo metro e 85 (tacchi compresi) e io cerco di capire che cosa sia rimasto di fanciullesco in questa 18enne attrice americana che ha già girato 23 film e non ha intenzione di fermarsi: nei prossimi mesi ne usciranno altri otto, ha in mente di diventare regista mentre il suo nome, dopo la partecipazione al Festival di Cannes come protagonista dell’horror di Nicolas Winding Refn The Neon Demon, nelle sale dall’8 giugno, è entrato stabilmente nello star system. «Italia!», esclama Elle muovendo le mani quando mi presento. «Ho dei ricordi meravigliosi di Venezia, dove nel 2010 ho accompagnato alla Mostra del Cinema il film di Sofia Coppola Somewhere (vincitore del Leone d’oro, ndr). Spero di tornare presto nel vostro Paese, per fortuna il mio lavoro mi permette di viaggiare».
Capelli biondi lunghissimi, pelle candida, occhi verdi sottolineati dall’eyeliner e risate improvvise, Elle alterna momenti di giovanile esuberanza a una consapevolezza da professionista consumata. Si presenta all’appuntamento in minigonna arancio, maglia di lurex turchese, mocassini dorati tacco 12, un look abbagliante in tono con la sua visibilità cresciuta a dismisura. La neo-star ha ormai oscurato la carriera della sorella maggiore Dakota Fanning, 22, la sadica vampira Jane nella saga Twilight. E pensare che Elle aveva cominciato proprio grazie a Dakota, interpretando a 2 anni la sua controfigura nel film Io sono Sam accanto a Sean Penn. A 12, in Somewhere, era la figlia assennata e malinconica dello scapestrato Stephen Dorff. Ha poi affiancato Angelina Jolie in Maleficent. Ruolo dopo ruolo, la bambina prodigio è cresciuta e ha preso gusto alle sfide più spericolate. The Neon Demon è una di queste: l’attrice interpreta Jesse, un’angelica ragazzina della provincia americana che sbarca a Los Angeles con il sogno di diventare modella, ma finisce preda di un gruppo di colleghe diaboliche e invidiose, pronte a tutto per rubare la sua bellezza. Cannibalismo, scene di necrofilia lesbo, inquadrature estetizzanti, violenza e situazioni dark servono al regista per descrivere il mondo della moda. Si tratta di una visione terrificante, estrema, per questo è stata fischiata a Cannes. Elle, protagonista in passato delle campagne di marchi famosi come Miu Miu, Marc Jacobs, Lolita Lempicka, malgrado l’entusiasmo per aver girato il film, non sembra condividerla.
È davvero così infernale l’ambiente della moda?
«No, per quello che ho potuto constatare di persona. Non ho mai sfilato, ho solo posato per alcuni servizi fotografici e ricordo persone molto creative, incapaci di guardare l’orologio e innamorate del proprio lavoro. Il film non condanna l’industria del fashion ma, in forma metaforica, denuncia l’ossessione per la bellezza, il narcisismo e la ricerca incondizionata della perfezione fisica».
Ed è sbagliato, secondo lei, cercare di migliorare il proprio aspetto?
«Se non si tengono i piedi per terra, si rischia di diventare schiavi della perfezione estetica che nella realtà non esiste. Molte ragazze, ammirando sui social network le immagini delle attrici e delle top model, spesso migliorate dai ritocchi digitali, sognano di essere come loro. E se non ci riescono, impazziscono. Il film è una favola nera che mette in guardia contro i rischi di farsi condizionare dalla bellezza».
Il suo personaggio le somiglia?
«Qualcosa di me c’è. Il regista ha chiesto la mia collaborazione. Voleva sapere tutto dei miei 16 anni, l’età che avevo al momento delle riprese. Anch’io vengo da una piccola città della Georgia come Jesse e ricordo lo stupore della prima volta in cui arrivai a Los Angeles. Ero piccolissima e non sono più ripartita, oggi è casa mia. Ma non mi sono sentita in pericolo. I rischi, semmai, sono altri».
Quali?
«Molti vanno a Los Angeles per cambiare vita e dimostrare al mondo intero che possono avere successo. C’è l’illusione che in California tutti i sogni possano avverarsi. Non è così, il fallimento è da mettere nel conto».
Perché dalla Georgia si è trasferita nella capitale del cinema?
«I miei genitori volevano stare vicini a Dakota, che a 6 anni aveva già cominciato a girare film e tutto lasciava pensare che avrebbe continuato. La famiglia non poteva rimanere divisa».
Due sorelle e la stessa carriera nel cinema: riuscite a non essere rivali?
«Il segreto è non parlare mai di lavoro. Ognuna di noi va avanti per la propria strada. Da piccole ce le siamo date di santa ragione, come tutte le sorelle del mondo, ma crescendo siamo diventate amiche e complici. Dakota vive a New York e sono andata a trovarla di recente. Ci vogliamo bene, ci sosteniamo. A distanza facciamo il tifo l’una per l’altra. Vorrei tanto che un giorno girassimo un film insieme».
Quando il regista Winding Refn le ha proposto di essere la protagonista di The Neon Demon ha avuto esitazioni?
«No, sono stata io a farmi avanti quando ho saputo del suo progetto. Avevo adorato il suo thriller Drive e mi sono precipitata a casa sua, dove Nicolas vive circondato dalle donne: la moglie Liv e le due bambine, che mi hanno ricevuta vestite come le protagoniste del film Frozen. Con la musica del cartoon a tutto volume, il regista mi ha spiegato le sue intenzioni. Dopo pochi giorni ero sul set».
Lei è competitiva come i personaggi del film?
«Sì, molto. Vengo da una famiglia di sportivi e ho la competizione nel sangue: mia madre è tennista, papà gioca a baseball, mio nonno faceva il calciatore e mia zia è una reporter sportiva. Ho sempre voluto vincere. Non c’è niente di male: la competizione aiuta a sfidare i propri limiti».
C’è qualche scena che l’ha messa in difficoltà?
«Il confronto con l’attore Keanu Reeves, che fa il sinistro proprietario di un motel. E nella sfilata, durante un casting di modelle: temevo di non essere all’altezza. È stata impegnativa anche una sequenza particolarmente violenta, ma sul set c’era un clima di allegria. Finite le riprese siamo scoppiati tutti a ridere».
Ha una vita frenetica, passa da un set all’altro, gira il mondo: ha il tempo di studiare?
«L’ho sempre trovato. Per un certo periodo ho studiato per corrispondenza, ma mi sentivo terribilmente sola. Mi mancava la compagnia degli altri, così sono tornata a scuola. Quest’anno terminerò il liceo, ma non credo che andrò al college perché il lavoro mi obbligherebbe a saltare troppe lezioni».
Ha un buon rapporto con i suoi compagni di scuola?
«Li adoro. Per andare al Festival di Cannes ho perso il ballo di fine anno, una tradizione cui teniamo tutti moltissimo. Allora il mio più caro amico ha attraversato l’Oceano per farmi da cavaliere e, sulla Croisette, abbiamo ricreato la festa. Ho postato su Instagram le foto di noi due in abito da sera e ho avuto migliaia di like».
È molto attiva sui social network?
«Mi sono regalata Instagram per i miei 18 anni su consiglio delle attrici Susan Sarandon e Naomi Watts, con le quali qualche mese fa ho girato il film About Ray, in cui interpreto un transgender. È l’unico social che mi piace, perché ho il controllo della situazione, decido io che cosa rendere pubblico».
Tornerà a girare un film con Sofia Coppola, The Beguilded, e diretta dalla regista saudita Haifaa Al-Mansour sarà la scrittrice inglese Mary Shelley in A Storm in the Stars: è diverso essere dirette da una donna?
«Tutti i registi con cui ho lavorato mi hanno lasciata libera di esprimermi, ma con Sofia l’atmosfera era più rilassata. Sul set di Somewhere, quando discutevo con lei una scena, mi sembrava di chiacchierare sul divano con un’amica».
Elle, c’è un ragazzo con cui condividere progetti e successi?
«In questo momento sono single. L’ultima storia l’ho avuta a scuola, con un compagno di studi. È stato bello, ma oggi non ho tempo per l’amore. Sono troppo concentrata sul lavoro».
Ma non sogna di creare una famiglia, avere dei bambini?
«Certo. I miei genitori si sono conosciuti quando avevano 7 anni e stanno ancora insieme. Una rarità, al giorno d’oggi. Mi piacerebbe molto avere la loro stessa fortuna. Per il momento penso alla carriera, l’amore può aspettare».
Elle scoppia in una risata, ci saluta e se ne va, coloratissima e leggera. Malgrado il successo, gli impegni e lo status da diva, per fortuna è ancora una ragazzina. Avrà tutto il tempo per crescere.
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