Capitano, mio capitano
«Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento, perché ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà».
Ricordarlo così, come il professore idealista dell’Attimo Fuggente. Con quella frase del suo personaggio John Keating: «Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento, perché ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà».
Il premio Oscar Robin Williams si è tolto la vita l’11 agosto in California. Aveva 63 anni e una grave depressione. Era caduto e risorto molte volte. È stato cocainomane, alcolista, si è svegliato innumerevoli mattine senza ricordare dove si trovasse, è entrato e uscito dalle cliniche di riabilitazione, ha avuto un attacco cardiaco quasi letale,
si è sposato tre volte, ha avuto tre figli, e sempre recitato con una passione viscerale per il suo mestiere.
«Osate cambiare, cercate nuove strade», diceva il suo professore dell’Attimo Fuggente e sempre ha interpretato personaggi strani. Outsider come il dottor sorriso di Patch Adams, borderline come l’assassino solitario e maniacale di One Hour Photo. Diceva che erano stati i suoi tre figli a salvarlo da una fine precoce: «I bambini non è che puoi lasciarli lì e andarti a ubriacare, dicendo ripasso più tardi. Ti fanno riflettere sulla vita che stai conducendo».
Io credo di aver capito il suo pessimismo quando seppi come aveva deciso che finisse Mrs. Doubtfire. La storia era quella di un padre separato che, pur di stare vicino ai figli, si fingeva donna e veniva assunto dall’ex moglie come governante.
I produttori del film avrebbero voluto che i genitori alla fine poi si risposassero. Ma Williams disse no. Non voleva regalare falsi sogni ai figli di genitori divorziati.
© Riproduzione riservata