Non siamo gatte morte
I miei genitori hanno dato a me e ai miei fratelli le stesse opportunità, sostenendomi sempre quando volevo raggiungere un obiettivo.
I miei genitori hanno dato a me e ai miei fratelli le stesse opportunità, sostenendomi sempre quando volevo raggiungere un obiettivo.
Ho vissuto la prima infanzia in un paradiso d’uguaglianza di genere finché, quando ho cominciato la scuola, mi sono resa conto che il mondo era diverso. È per questo che ho amato il discorso di Emma Watson, l’Hermione di Harry Potter, idolo dei ventenni, che alle Nazioni Unite si è proclamata «femminista».
«Quando avevo 8 anni non capivo il motivo per cui mi definissero prepotente perché volevo dirigere le recite scolastiche, mentre se lo pretendevano i maschi nessuno si stupiva», ha affermato. «Poi, quando a 14 anni, i mass media cominciarono a trattarmi da oggetto sessuale e a 15 le mie amiche abbandonavano i loro sport preferiti per non diventare muscolose, ho deciso di diventare femminista».
Ha avuto coraggio, l’ex Hermione, perché è un’attrice, un sex symbol. Tutte le donne sanno che gli uomini, anche i migliori, provano fastidio per il femminismo. E le attrici, che per lavoro devono piacere, di solito si guardano bene dal dichiararsi. Nelle interviste raccontano quanto siano fragili o quanto la famiglia sia tutto per loro, nascondendo il lato ambizioso e prepotente, perpetrando un modello femminile rassicurante, ma irreale.
E invece lode a Emma e a tutte le ragazze che non fingono di essere gatte morte.
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