Avete un fidanzato, un compagno o un frequentante?
La chiamano la generazione punto zero. Sono nati e cresciuti a computer e tecnologia. Sarà per questo che i ventenni, dicono gli esperti, sono così “veloci” su sesso e sentimenti?
Questa volta non posso ricorrere a esperienze personali perché, ahimè, ho superato quella meravigliosa età da parecchio e mio figlio diciottenne, che sarebbe un ottimo testimone, ha sulla sua vita privata, e anche su quella dei suoi amici, una riservatezza degna di una cosca mafiosa.
“Quando deciderò di sposarmi, vi avviserò una settimana prima” è il suo slogan quando qualcuno in famiglia cerca di indagare su eventuali “simpatie”. Quindi non mi resta che sfogare la mia, sana, curiosità documentandomi su ricerche ufficiali. Ed è così che ho scoperto che una stragrande maggioranza di giovani non usa più il classico ragazzo/a per indicare il partner.
E neanche il più tradizionale, ma recentemente riabilitato in chiave ironica, fidanzato/a. E neppure l’antico, e francamente più ideologico, compagno/a. Perché la definizione più diffusa oggi è: “frequentante”, che significa appunto, come dice la parola, la persona che si frequenta, niente di più.
Dietro, spiega una psicologa, ci sta una concezione dei rapporti che poco ha a che vedere con quelle che noi chiamiamo storie d’amore. Sono più storie di affetto e sesso (gli americani parlano di “friends with benefits”, amici con benefici, come la macchina per i manager...). Insomma, i ragazzi oggi preferiscono sperimentare, e questo è comprensibile, senza progettualità e senza impegno.
Soprattutto le ragazze che dicono esplicitamente, nei vari dibattiti online, di volere solo storie brevi, veloci, in cui entrambi i partner siano indipendenti e liberi di avere anche storie parallele. “L’autonomia è tutto” dichiara Francesca, 21 anni, studentessa di Economia, “e io non voglio render conto a nessuno della mia vita, del mio tempo, delle mie scelte”.
E la gelosia? Cosa di altri tempi, archiviata insieme alla fantasia del principe azzurro (“Non esiste”, scrive Maria, 19 anni, “e se esiste è gay...”). Matrimonio, figli? Tutte “cose carine” , ma se ne parlerà più avanti, molto più avanti. Il che non stupisce se si guardano le statistiche italiane. Come spiegare allora quelle 10 mila adolescenti che rimangono incinte ogni anno? Incidenti di percorso, dicono gli studi, dovuti per lo più a inesperienza e carenza di informazione su sessualità e contraccezione.
Ma non è una contraddizione tanta “disponibilità” sessuale e una conoscenza così scarsa della “tecnica”? Sì, certo, spiegano gli esperti, ma l’adolescenza è per definizione l’età delle contraddizioni. Se poi si considera che l’età media del primo rapporto si è abbassata ulteriormente, arrivando a 13 anni (io, cuore di mamma, mi rifiuto di crederci), si capiscono meglio anche tante gravidanze precoci.
Ma Elena scrive: “Faccio tanto sport e niente sesso. Per le mie amiche sono antica. Who cares? Io aspetto quello giusto”. Che ne dite?
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