È troppo sabato qui
Non c’è nulla di più gratificante che essere retribuiti per le proprie competenze. Nulla dà più equilibrio di un lavoro. Non è bello là fuori, quando sei disoccupato.
Non c’è nulla di più gratificante che essere retribuiti per le proprie competenze. Nulla dà più equilibrio di un lavoro. Non è bello là fuori, quando sei disoccupato. Dopo un 2014 disastroso arrivano dati incoraggianti. L’Istat certifica un lieve miglioramento. E per il 2015 è ottimista il ministro del Lavoro: si aspetta un boom di assunzioni come effetto della riforma. Io ogni giorno ricevo molte email di ragazzi che cercano la loro strada.
Li incoraggio a mandarmi idee, non c’è più nessuno che offre un contratto subito, come forse (non so, non l’ho mai provato, sono stata per tanti anni una collaboratrice senza nessun contratto per molti giornali diversi) avrebbe potuto succedere in passato. Il lavoro è diventato più flessibile. Ogni giorno è come se si dovesse partire dall’inizio. Per alcuni non è così male: non esiste più l’idea di andare in ufficio alle 9 e uscire alle 5. Spesso però chi sta fuori è schiavo della propria libertà. «Sabato, sabato, è sempre sabato, anche di lunedì sera è sempre sabato sera. Quando non si lavora, è sempre sabato, vorrei che ritornasse presto un altro lunedì», canta Jovanotti nella sua canzone più bella, quella che mia figlia Anna, tre anni, canta a squarciagola.
«Più 130 mila posti di lavoro. Bene, ma non basta», twitta Matteo Renzi commentando la leggera ripresa. Sì, non basta: è troppo sabato qui.
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