Corri corri corri
Corro: ci sono Grazia, mia figlia, le riunioni, il mio compagno, la casa, la burocrazia, la mia mamma, il traffico, i parcheggi.
Corro: ci sono Grazia, mia figlia, le riunioni, il mio compagno, la casa, la burocrazia, la mia mamma, il traffico, i parcheggi.
E poiché corro dimentico i fari accesi della macchina e devo portarla dall’elettrauto, prendo multe per divieto di sosta, mi faccio le unghie all’una di notte e invece di addormentarmi stilo l’elenco delle cose da fare il giorno dopo.
Corro: sono una qualsiasi donna italiana che lavora e cioè il 52 per
cento della popolazione femminile di questo Paese. Molto meno del 69 per cento della Spagna, del 72 per cento della Germania, del 77 della Svezia.
Corro perché spudoratamente come tante altre in questo Paese ho desiderato tutto: non solo il lavoro, non solo un compagno, non solo un bambino. Cose che in altri Paesi sembrano normali e da noi non lo sono.
Qui vale ancora la regola (non detta perché siamo nel 2013 e le donne sono in apparenza emancipate) della divisione dei ruoli: a lei la casa e i figli, a lui il lavoro. E se lei vuole tutto, che corra! Ma non può funzionare. E infatti la partecipazione al lavoro delle donne italiane è la più scarsa in Europa, ma siamo contemporaneamente anche il Paese con uno dei tassi di natalità più bassi: 1,4 per cento contro l’ 1,9 della Svezia.
Così corro e non so se andrà bene, se andrà male, ma so per certo che vorrei un futuro dove mia figlia non debba decidere di vivere una vita piuttosto che un’altra perché non ha scelta, un Paese dove le donne capaci non vengano escluse dal club per soli uomini del potere, ma soprattuto un Paese che non ci faccia sentire in colpa se desideriamo tutto.
L’energia delle donne può rendere migliore questo mondo. Tra un mese si vota: qualche candidato ha questo programma?
© Riproduzione riservata
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