Carmen Consoli: «L’uomo che mi ha dato Carlo»
Per la prima volta la cantante siciliana racconta la scelta di avere un figlio grazie a un donatore sconosciuto, il viaggio in clinica con sua madre e la sfida di crescerlo senza un papà amorevole come è stato il suo. Tra lacrime, risate e confessioni ecco il volto più intimo di un’artista che ha inseguito il sogno più grande
Non scambiate Carmen Consoli con la malinconia delle sue canzoni: lei è solare. Non fatevi sviare dalla sua voce sommessa: lei è potente. Non perdete di vista, dentro al buio dei suoi testi, la sua profonda fiducia nella vita. La vita che, come dice lei, non si fa certo spaventare dal dolore.
Carmen, la “cantantessa”, è arrivata al nostro appuntamento con un notevole ritardo e con un ancor più notevole sorriso. Prendersi il suo tempo, per lei, è il lusso estremo. Lo prende, dunque. E lo regala. Tanto che a un certo punto ho pensato che questa intervista non sarebbe finita mai: ogni volta che tentavo di spegnere il registratore lei mi bloccava: «Aspetti, mi piace tanto chiacchierare con lei». Piaceva anche a me, moltissimo: ma c’era un’intera troupe in attesa di produrre il servizio fotografico che vedete in queste pagine. «Per le foto non c’è problema», insisteva Carmen. «Dopo le facciamo in un attimo, che ci vuole? Io sono fighissima, no?».
Lei è così: 41 anni, autoironica, sincera, allegra, malinconica. Si è presa la libertà di sparire dalle scene per più di cinque anni ed è riapparsa con un album che ha scalato le classifiche, L’abitudine di tornare, e con un tour. Era nella capitale francese il giorno degli attentati del 13 novembre e si sarebbe dovuta esibire il 25, ma ha deciso di cancellare la tournée internazionale: «Dal vivo esprimo solo quello che sento realmente», spiega. «La mia musica è la voce della mia anima, del mio pensiero e dei miei sentimenti. Ma non devo esprimermi sempre e comunque, a volte il silenzio è un prezioso compagno. Per poter salire sul palco dopo quello che è successo, dovrei fingere. E la gente non lo meriterebbe».
In quasi due ore di intervista ha riso, ha pianto, ha recitato in inglese, ha parlato in siciliano, mi ha mostrato fotografie “troppo belle” sullo smartphone, ha cantato la Divina Commedia, ha dato i numeri da giocare al Lotto, ha discusso di ingiustizie sociali e povertà. Ha parlato del suo amatissimo padre che se ne è andato nel 2009. E, per la prima volta, ha raccontato del come e perché ha deciso di avere un figlio da sola, lei che sola non vuole restare. Carmen ha parlato tanto. E, soprattutto, ha ascoltato tantissimo, usando quella capacità, imparata da suo padre, da cui tutto è cominciato: «Quando ero bambina, papà mi faceva parlare cantando e stava a sentirmi per ore. Io gli raccontavo in note la mia giornata a scuola. Erano le “ballate” della mia vita: fatti quotidiani che diventavano romanze. Mio padre era un magnifico musicista».
E le ha dato le chiavi del suo talento.
Leggi il resto dell’intervista sul numero di Grazia in edicola questa settimana
© Riproduzione riservata