Alessandro Roja: «L’amore ha due facce»
In Romanzo criminale e 1992 ha interpretato uomini dalla doppia vita. Ora Alessandro Roja arriva in tv con una serie sugli affari di cuore. «E anche stavolta nulla sarà come sembra», anticipa lui, ormai esperto di cambiamenti improvvisi. Come quelli che un bambino ha portato nella sua vita
Mentre parliamo in un parco di Roma, il piccolo Orlando, 10 mesi, ride felice e tenta di strappare gli occhiali da sole al papà, l’attore Alessandro Roja. «È un bambino tranquillo, sempre allegro. Stare con lui mi ricarica», dice Alessandro, 36 anni, accarezzando intenerito il figlio che gli somiglia come una goccia d’acqua. E mentre, com’era prevedibile, gli occhiali finiscono nelle manine del piccolo, lui racconta le sue nuove sfide professionali, in tv e al cinema. Con un ottimismo di fondo decisamente raro nella gente di spettacolo, sempre pronta a squadernarti le sue ansie. E ripetendo spesso la parola “destino” che, per lui, è l’evidente antidoto dello stress: «Finora ho avuto tante soddisfazioni», mi spiega l’attore. «Se il destino vorrà, me ne arriveranno altre».
Avevamo conosciuto Roja nel ruolo spietato del Dandi, il gangster protagonista di Romanzo criminale, la fortunata serie andata in onda su Sky tra il 2008 e il 2010. Poi l’attore, che non ha mai smesso di fare teatro, ha girato il film Song ’e Napule dei Manetti Bros, una produzione indipendente applaudita dalla critica, e ha fatto parte della serie di Sky 1992 nel ruolo di un poliziotto al servizio del pubblico ministero Antonio Di Pietro ai tempi di Tangentopoli. Se il lavoro va bene, va benissimo anche la vita privata: dal matrimonio con Claudia Ranieri, la press agent sposata due anni fa, è nato Orlando.
Ed è sul piccolo schermo che ora ritroveremo l’attore: dall’8 ottobre, su RaiUno, sarà tra i protagonisti di È arrivata la felicità, una serie in 12 puntate diretta da Riccardo Milani e Francesco Vicario. Gli altri interpreti sono Claudio Santamaria, Claudia Pandolfi, Giulia Bevilacqua, Myriam Catania. Tema: l’amore in tutte le sue declinazioni, anche le più folli e inaspettate. Gli autori Ivan Cotroneo, Stefano Bises e Monica Ravetta sono gli stessi della fiction “di culto” Tutti pazzi per amore e c’è da aspettarsi la medesima atmosfera effervescente e non convenzionale. «Proprio perché mi ero appassionato a quella serie ho accettato di interpretare È arrivata la felicità.», mi spiega Alessandro. «La voglia di mettermi in gioco continua a guidare le mie scelte».
Che ruolo ha?
«Mi chiamo Pietro e sono un architetto, fratello di Santamaria che fa il mio stesso mestiere. Singolare coincidenza: il nome del suo personaggio è Orlando, proprio come mio figlio, e nella vita Claudio è mio amico fraterno da 10 anni, abbiamo già lavorato insieme nel cinema e in teatro. Nella fiction di Milani, entrambi i nostri personaggi nascondono una personalità insospettabile. Sono scapestrati e poco attrezzati a gestire l’amore. Io, in particolare, riserverò molte sorprese».
Di che tipo?
«Posso solo dire che sembro una persona inquadrata, tutta di un pezzo, ma in segreto vivo un amore sregolato».
Non mi sembra il suo caso, nella vita reale.
«È sregolato anche il mio amore per mia moglie, perché supera ogni regola. Stiamo insieme da sei anni e ci amiamo come il primo giorno. Ci siamo conosciuti per caso nel ristorante di un amico e, fin dal primo momento, abbiamo capito che il fato ci aveva fatti incontrare».
Che cosa ammira di più in lei?
«La sua onestà. Ha una grande forza interiore che trasmette anche a me ed è incapace di accettare compromessi».
La paternità ha scombussolato la sua vita?
«No, l’ho vissuta benissimo. La nascita di Orlando era prevista proprio durante le riprese di È arrivata la felicità e sul set tutti facevano il tifo per me, pronti a lasciarmi fuggire al momento del parto. Ma non ce n’è stato bisogno: il bambino è nato di sabato, quando eravamo di riposo».
È un padre giocherellone o un mammo molto pratico?
«So fare tutto: cambiare il piccolo, dargli da mangiare, accudirlo. Per niente al mondo mi sarei perso questo piacere. Ho alle spalle qualche notte in bianco, ma sono un uomo felice. Mio figlio
mi ha cambiato la vita, ha rimesso in ordine le mie priorità. Ora non perdo più tempo a torturarmi per un niente, ma vado al cuore delle cose».
È contento della sua carriera?
«Direi proprio di sì. Penso di essere la dimostrazione vivente che non esistono steccati: un attore lanciato dalla tv può fare anche cinema. Ho appena girato Solo per il weekend, un piccolo film indipendente, opera prima di un regista italiano che si fa chiamare Director Kobayashi: è una commedia surreale e ha partecipato al festival di Montreal. Nella mia carriera manca ancora un grande film da protagonista, il film “della vita”, ma so aspettare: il destino prima o poi me lo manderà».
Oltre a lei, Romanzo criminale ha lanciato un’intera generazione di attori: Marco Bocci, Vinicio Marchioni, Francesco Montanari, Daniela Virgilio. Siete rimasti in contatto?
«Sono molto legato a tutti, in particolare a Vinicio e Francesco. Ci sentiamo regolarmente, ci vediamo. Quella serie è stata una pietra miliare nella nostra vita e il gruppo non si è mai disperso».
Avete più o meno la stessa età e siete adatti agli stessi progetti: riuscite a non essere in competizione tra voi?
«Io sono competitivo, ma solo con me stesso. Con gli altri faccio gioco di squadra. Siamo tanti, abbiamo la stessa passione divorante e non stiamo ad aspettare che il lavoro cada dal cielo. Invece di perdere tempo a farci la guerra, ci scambiamo idee e progetti. Siamo molto attivi. Capita a volte che uno di noi segnali il collega a un regista. Inseguire il successo con questo spirito è rassicurante».
Il piccolo Orlando si è stancato di giocare con gli occhiali e reclama il papà. Chiedo ad Alessandro se, con Claudia, ha in programma di dargli un fratellino o una sorellina.
«Se il destino lo vorrà», risponde con un sorriso.
Lo lascio alle sue gioie di padre pensando che forse è l’equilibrio affettivo a dargli una marcia in più.
Al resto penserà, come dice lui, il destino.
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