Avete voglia di una fuga culturale ma fuori città? Programmate una visita in una di queste cantine che hanno investito in design e arte. Potrete ammirare opere innovative, sorseggiando un ottimo bicchiere di vino
Il rapporto tra vino, design e arte è sempre più stretto e alle aziende vitivinicole piace investire in progetti architettonici davvero interessanti.
Scoprite quali sono le migliori cantine per un tour di degustazioni indimenticabile.
Da opere tecnologiche degne di satelliti spaziali, a opere d'arte imponenti, ecco cosa si nasconde nelle cantine di vino italiane.
Cantina Bulgari – Siena
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Un gioiello di design Una cantina tra le colline senesi che è al tempo stesso tempio del buon vino, gioiello di design e luogo dove le antiche tradizioni si sposano con il lusso. Qui è possibile rilassarsi e passare una giornata diversa. Con un occhio molto attento all'ambiente.
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Dove La nuova Cantina Podernuovo a Palazzone sorge nelle campagne senesi, a poca distanza dal borgo medievale di San Casciano dei Bagni. E' stata voluta, fra i vigneti del podere di famiglia, da Giovanni e Paolo Bulgari, che per il progetto hanno coinvolto lo studio di architettura Alvisi Kirimoto & Partners.
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Il paesaggio Qui, lungo le colline del Chianti e verso il confine con l’Umbria si scorge un paesaggio inciso dal lavoro dell’uomo, coltivato a vite secondo un disegno lineare, ordinato e preciso, progettato nei secoli a fini produttivi. Un paesaggio caratterizzato da alberi di ulivo, querce e tigli.
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La struttura La cantina, di 4.500 metri quadri complessivi, si fonde alla perfezione con l'ambiente, grazie al cemento scelto nel colore dell'argilla e alla forma, che segue i pendii delle colline quasi scomparendo. All'interno tutto è stato concepito per ottimizzare il processo produttivo: dalle vetrate che permettono di assistere alla nascita del nettare degli dei da qualunque parte del percorso, all'area di imbottigliamento, ospitata al piano inferiore.
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La sala degustazione Le zone più affascinanti di questa cantina è il secondo livello, dove è presente la sala degustazione, e il terrazzo al piano superiore, dal quale è possibile ammirare la campagna circostante. Proprio il locale pensato per l'assaggio è il cuore dell'edificio, dal quale i visitatori possono osservare tutte le fasi della produzione, dalla vinificazione all’invecchiamento all’apprezzamento del prodotto finito.
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I materiali Tutti i materiali sono stati scelti per integrare alla perfezione la cantina nel paesaggio: cemento faccia a vista, cotto, klinker, acciaio verniciato e vetro caratterizzano l’involucro dell'edificio. Arricchito da grandi riquadri di verde della copertura a giardino e dai pergolati sospesi sugli uffici e sul piazzale di lavorazione.
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La progettazione Massimo Alvisi, architetto del progetto racconta così l'esperienza di progettazione di questa cantina: “La richiesta di Giovanni Bulgari è stata quella di realizzare un progetto rigoroso, efficiente, di qualità partendo dal fatto che per lui questa sarebbe stata un’attività totalmente nuova rispetto alla sua tradizione familiare e in qualche modo pionieristica. Dalla scelta dei terreni per impiantare le vigne alla tipologia dei vigneti alla selezione delle uve fino all’individuazione del luogo dove costruire la cantina, abbiamo lavorato insieme cercando il luogo più evocativo e interessante per le viste, tra le colline vicine al suo casale” “L’inizio, dunque, è stato quello di camminare in campagna per decidere dove porre i primi paletti per tracciare le sagome del progetto. Tutto il progetto è nato dall’idea che la natura lo completi e non lo decori”
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Cantine Ceretto – Alba
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Tenuta Monsordo Bernardina Nel 1987 i Ceretto scelgono un antico casolare ottocentesco alle porte di Alba e lo trasformano in un moderno e attrezzato quartier generale. La Tenuta Monsordo Bernardina è il vero centro nevralgico dell’azienda, dove si concentrano le attività amministrative e commerciali, gli uffici e il magazzino che raccoglie i vini delle 4 diverse cantine di famiglia e inoltre, è la sede della produzione di alcune tra le etichette storiche dell’azienda.
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L’acino Sulla sommità della collina Monsordo in Alba, nel 2009 è stata realizzata questa nuova opera d'arte altamente tecnologica. La scelta progettuale si è rivolta a un'architettura-paesaggio di notevole impatto: una grande bolla ovale, sospesa tra le vigne, quasi a voler rappresentare una sorta di grosso "acino d'uva". Un oggetto leggero, totalmente trasparente che si inserisce armoniosamente nell'ambiente circostante. Per la sua realizzazione gli architetti Luca e Marina Deabate, hanno scelto un materiale innovativo, l'EFTE ( Ethylene – Tetra - Fluoro – Ethylene ), utilizzato tra l'altro per le piscine olimpiche di Pechino, che viene qui sperimentato per la prima volta, in un modulo piccolo dalla forma complessa (80 mq la piattaforma per un'altezza massima di 6 mt). Questo materiale è soffice e lucido come l'uva e permettere alla natura di entrare all'interno della sala avvolgendo chi vi sosta e proiettandolo direttamente nella vigna in un volo sulle colline di Langa: "degustare il vino degustando il panorama".
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Degustare il paesaggio A completare il progetto dell’acino, l'architetto Giuseppe Blengini si è ispirato ai colori delle vigne e all'affascinante geometria irregolare dei filari per creare uno spazio dedicato all’accoglienza e alla degustazione. 500 metri dal design raffinato, interamente destinati alla conoscenza dei vini ma anche lo scenario di eventi culturali.
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Il cubo Situato sulla sommità del Bricco Rocche in Castiglione Falletto, un altro insediamento produttivo dell’azienda Ceretto. Il Cubo è un'opera d'arte posta a garanzia della tradizione e conservazione di un capolavoro della natura, il Barolo. Il cubo ha spigoli vivi e una solida base, così come spigoloso è alla nascita il Barolo, con una robusta struttura portante e di grande tenuta nel tempo. L'uso del vetro senza intelaiatura valorizza il paesaggio che ci circonda a 360 gradi. La scelta progettuale si è rivolta alla totale trasparenza creando una scultura, un'opera d’arte, un monumento al Barolo. Il Cubo è stato progettato dagli architetti Luca e Marina Deabate e dalla Polar Glass (Torino).
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Investire in cultura La Cappella di Sol Lewitt e David Tremlett, che è stata appena restaurata dallo stesso artista David Tremlett, è il fiore all'occhiello della filosofia della famiglia Ceretto a sostegno della cultura.Roberta Ceretto, racconta così la scelta della sua famiglia a investire in cultura.
“Il motivo principale per cui la mia famiglia ha iniziato a collezionare e investire in arte è in realtà motivato da una passione che è nata nel ’99 quando abbiamo incontrato Sol Lewitt e David Tremlett. La cappella che i 2 artisti hanno realizzato per noi nei vigneti di Barolo ci ha aperto gli occhi e mostrato come l'arte contemporanea possa aggiungere bellezza e cultura ad un territorio già meraviglioso. L’arte è un veicolo per mostrare le colline di Langa con occhi diversi e essere un'attrazione per i numerosi turisti che qui si recano in cerca degli straordinari prodotti enogastronomici locali.”
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Cantina Merano Burggräfler – Alto Adige
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La nuova cantina di Merano Il 1 luglio 2010, in seguito alla fusione della Cantina Burggräfler (1901) e della Cantina Vini Merano (1952), le due tradizionali cooperative di produttori del Meranese, è nata la Cantina Merano Burggräfler con ben 380 soci, che coltivano i 260 ha dei vigneti dell’area vitivinicola occidentale dell’Alto Adige, da Lana, a sud, attraverso Merano fino a Rifiano, a nord, e da Lagundo a Castelbello, a ovest. Per questa fusione è stata progettata una nuova struttura, di design e molto innovativa.
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L’area geografica Numerosi piccoli produttori coltivano i loro vigneti, dislocati lungo i migliori pendii di Merano e dei Comuni circostanti di Lagundo, Tirolo, Caines, Rifiano, Scena, Marlengo, Cermes e Lana. L’area vitivinicola dell’Alto Adige occidentale s’estende fino alla Val Venosta, la più piccola zona produttiva altoatesina DOC chiusa, contraddistinta da condizioni climatiche estreme.
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I vini Una zona produttiva che, grazie a cime innevate di tremila metri d’altitudine e alla vegetazione mediterranea, presenta terreni differenti tra loro e peculiarità microclimatiche come l’area cittadina di Merano, dei Comuni circostanti e della Val Venosta (vallata laterale del meranese), consente oppure impone alla viticoltura un ampio assortimento di vitigni. Pertanto, la gamma della Cantina Merano Burggräfler, variegata quanto il paesaggio della conca di Merano e della Val Venosta, offre 14 varietà di vini. I vitigni rossi di Schiava, Pinot Nero, Lagrein, Merlot e Cabernet e i bianchi di Gewürztraminer, Pinot Bianco, Chardonnay, Sauvignon, Pinot Grigio, Kerner, Riesling, Moscato Giallo e Müller Thurgau vengono coltivati con differenti sistemi, a un’altitudine compresa tra 300 e 800 m. Le varietà autoctone di Lagrein, Schiava e Gewürztraminer, menzionate in Alto Adige a partire dal Medioevo, hanno ormai conquistato l’intero universo enologico.
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L’enologo L’esperto enologo Stefan Kapfinger è un maestro nel suo settore, nonché un “ostetrico” rispettoso della natura, come gli piace definirsi. Nella cantina nobilita il mosto, trasformandolo in eccellenti vini bianchi aromatizzati e rinfrescanti, così come in eleganti, equilibrati e robusti rossi con un basso contenuto tannico.
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Alto Adige in autunno L’autunno è la stagione del Törggelen, occasione in cui le osterie tradizionali offrono il vino novello, accompagnato da prelibatezze contadine fatte in casa, caldarroste e squisiti dolci. Questa tradizione è un suggestivo evento autunnale, cui dedicarsi dopo una piacevole escursione immersi nel paesaggio dorato dei vigneti di Merano e dintorni.
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Alois Lageder – Alto Adige
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Un'azienda bologica-biodinamica Alois Lageder rappresenta la quinta generazione di un’azienda che vanta una storia di oltre 150 anni. Carattere distintivo della Tenuta di Magrè, situata in Alto Adige (BZ), è la filosofia aziendale ispirata a un approccio olistico e sostenibile, alla viticoltura biologico-dinamica e al ruolo centrale delle molteplici attività artistiche e culturali.
“La qualità è sempre il risultato di molti dettagli, a volte anche minimi -ricorda Alois Lageder- e in tutte le fasi di lavorazione cerchiamo di trovare prima di tutto un’armonia fra tutti i fattori coinvolti, lavorando in sintonia con la natura”. -
Casòn Hirschprunn A metà degli anni Settanta, Alois Lageder acquistò vari appezzamenti puntando su metodi innovativi, sia nel vigneto che in cantina: nel 1991 acquisì la Tenuta Hirschprunn, ovvero circa 30 ettari di vigneti e un palazzo rinascimentale (Casòn Hirschprunn) nel cuore di Magrè.
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Un’innovazione sostenibile Dai primi anni Novanta che l’azienda intraprende un cammino innovativo: oggi i vigneti di proprietà della famiglia – circa 50 ettari - sono coltivati secondo le regole della coltivazione biologico-dinamica. Dal 2007 la Tenuta vanta la certificazione Demeter, istituto garante internazionale.Accanto all’edificio storico della tenuta Löwengang, oggi sorge una costruzione nuova, costruita in gran partein legno e pietra in base ai criteri più moderni dell’architettura biologica. Per esempio, tutti i tetti di questo edificio a basso consumo energetico sono rivolti a Sud, e questo accorgimento fa sì che i pannelli fotovoltaici installati finora coprano già più del 60% del fabbisogno giornaliero di elettricità dell’azienda. Una delle cantine di fermentazione, inoltre, è stata ricavata direttamente a ridosso della roccia viva, che garantisce costantemente un raffrescamento naturale, rendendo superfluo un impianto di condizionamento.
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Un’incubatore d’arte Finora sono stati 14 gli artisti (europei e statunitensi) che hanno preso parte al progetto artistico Tenuta Löwengang, sempre liberi di scegliere la tecnica loro più congeniale, e di decidere in quale punto della tenuta esporre le loro opere. Non stupisce, dunque, che i risultati siano così variegati: alcuni assai spettacolari, come l’idea dell’americano Thom Merrick di installare una statua a forma di spirale alta dieci metri per simboleggiare un cavaturaccioli, altri quasi poetici, come i Long Bronze-gilded Drops; dell’artista olandese Irene Fortuyn-O’Brien, gocce velate di bronzo che scendono lungo una parete di roccia all’interno della cantina.
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I progetti artistici Una volta ispirati dal genius loci, gli artisti tornano nei loro laboratori e danno vita a opere d’arte e installazioni che trasformano in linguaggio artistico la filosofia con cui Alois Lageder gestisce la propria azienda, ossia come luogo d’incontro fra la natura e la tecnologia. Tutti i progetti che ne scaturiscono hanno un elemento in comune: interpretano, ciascuno a modo proprio, il dialogo costante fra la natura e la cultura che si vive e si respira a Magrè.
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Il desiderio di vivere in armonia con la natura Ciò che invece ispirò maggiormente Christian Philipp Müller, artista svizzero trapiantato a New York, fu l’affermazione di Alois Lageder secondo cui "Il vino non si fa in cantina, ma prima di tutto nel vigneto". L’artista decise di salire di persona nei vigneti per conoscere questi luoghi da cui, a quanto si diceva, tutto trarrebbe origine. La sua installazione intitolata “Il desiderio di vivere in armonia con la natura” è un omaggio alla madre terra che dispensa i propri doni con tanta generosità. Si tratta di tre parallelepipedi di vetro riempiti di terra prelevata nei migliori vigneti della tenuta: calcare e ciottoli di Magrè dove crescono le uve per il Löwengang Chardonnay e Cabernet, calcare e argilla di Römigberg (sopra il lago di Caldaro) dove si produce il Cor Römigberg, e il Loess del vigneto Lindenburg, nella conca di Bolzano, patria del Lagrein. Sul lato superiore dei parallelepipedi crescono erba, ortiche e altre piante, proprio come accade nella realtà. Nei vigneti di Alois Lageder, infatti, si pratica l’agricoltura biodinamica e non si usano diserbanti, lasciando volutamente spazio all’entomofauna. L’opera riprende da un lato il concetto di natura di Alois Lageder – che non perde occasione per criticare le monocolture e promuovere la biodiversità – e dall’altro porta letteralmente un pezzo di natura all’interno dell’azienda.
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Cantine Guido Berlucchi – Franciacorta
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Palazzo Lana Berlucchi Questo Palazzo, dove visse i suoi migliori anni il nobile Guido Berlucchi, sorge accanto alle cantine ed è caratterizzato da un’architettura di transizione risalente ai primi anni del Cinquecento quando gli edifici del potere locale si aprivano verso l’esterno ma con cautela, ancora memori delle secolari contese medievali.
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Uno spumante rivoluzionario La Guido Berlucchi & C. S.p.A. di Borgonato, Brescia, è stata fondata nel 1955 da Guido Berlucchi, Franco Ziliani e Giorgio Lanciani. Franco Ziliani raccontava: "Entrai nel salotto di Palazzo Lana Berlucchi: guido era al pianoforte. Risposi senza esitazione alle sue domande, e nel salutarlo osai: “E se facessimo anche uno spumante alla maniera dei francesi?”.
Così nacque l’idea rivoluzionaria di creare uno spumante con il metodo dello champagne.
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La cantina In cantina, l'azienda conta sul patrimonio intangibile dell’esperienza e su tecnologie d’eccellenza che permettono la massima valorizzazione delle uve.Nell’inverno seguente alla vendemmia iniziano le “prove di cuvée”: oltre duecento basi vengono degustate per stabilire le personalità dei futuri Franciacorta. Dopo l’imbottigliamento, le cantine storiche custodiranno le bottiglie dai diciotto ai sessanta mesi: il tempo della rifermentazione e del successivo affinamento sui lieviti.
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Mostrare il lavoro Ogni giorno è possibile prenotare le visite guidate alla cantina che è piena di opere d'arte contemporanea inaspettate. C'è anche una mostra permanente di fotografie fatte ai lavoratori nelle vigne, veri protagonisti del successo dei vini Berlucchi.
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Opere d'arte Un’opera di Giovanni Manzoni Piazzalunga esposta nella sala degustazioni.
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Opere d'arte Opere dell'artista Julien Breton esposte in Sala degustazione.
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