A cosa serve un'associazione di modelle?
Questa settimana la Life Coach Adriana Giotta risponde alla mail di Veronica e ci spiega a cosa serve un'associazione di modelle.
Cara Adriana,
Ultimamente su Twitter mi capita spesso di leggere post su The Model Alliance. Secondo te è importante un'associazione per modelle o è meglio che ognuno faccia per sè?
Grazie
Veronica
Cara Veronica
La categoria professionale delle modelle non possiede ad oggi un codice normativo che ne tuteli i diritti. L’industria della moda si basa prevalentemente sulla forza lavoro di remissive adolescenti o giovani donne, di età compresa tra i 13 e i 25 anni, che accedono al mestiere competitivo, abrasivo e a volte spietato, attratte dallo scintillio del mito, spesso prive di alcuna struttura o figura affidabile alle spalle che le protegga e le tuteli. Inconsapevoli dei rischi e delle dinamiche dell’industria in cui si imbarcano, spesso fanno affidamento unicamente su figure stravaganti che incontrano lungo il proprio percorso, le quali purtroppo non sempre hanno le migliori intenzioni si o comportano in maniera pulita, anche per ragioni speculative.
Da un punto di vista fiscale le modelle figurano come libere professioniste, rientrando in una micro nicchia priva di norme o regole legali precise a tutela dei loro diritti. Gli abusi sessuali e gli episodi di ladrocinio sono all’ordine del giorno. Le ragazze il più delle volte tacciono pur di mantenere la loro posizione e di continuare a lavorare, favorendo il rinforzo di un sistema a tratti omertoso e corrotto. Gli atteggiamenti degradanti e sprezzanti a cui le modelle devono sottostare sono svalutanti ed emotivamente impegnativi da sostenere. L’autostima invariabilmente ne viene intaccata. L’alta imprevedibilità degli esiti dei castings e delle sorti della carriera contribuisce ad acuire le insicurezze e l’instabilità. L’alternanza a cicli rapidi di successi ed insuccessi, di momenti frenetici ad altri di stasi assoluta, di vittorie e rifiuti può rinforzare l’instabilità e strutturare l’abitudine ad un umore ciclotimico, con il bisogno di ricreare continuamente altalene emotive nella propria esistenza.
In questo scenario, tanto realistico quanto sconosciuto, l’intervento di figure e strutture che si muovono al sostegno della categoria mi pare molto interessante; l’inizativa della Ziff è un ulteriore segnale di un movimento culturale e sociale emergente nell'ambito della suddetta professione. Sara Ziff è una famosa modella nonché direttrice e fondatrice di The Model Alliance , un gruppo non profit al supporto dei diritti delle modelle nel settore della moda americana recentemente lanciato ufficialmente. Stiamo assistendo alla nascita di diverse strutture che si battono per la tutela del benessere e dei diritti delle modelle, con l’obiettivo comune di ridare dignità alle ragazze e alla categoria professionale stessa. Ciò dimostra un lento consolidamento di una nuova importante consapevolezza rispetto alla realtà che queste ragazze sino ad ora hanno silenziosamente tollerato, le cui fragilità sono spesso state abusate dall’industria stessa, che infondo non ha colpe poiché in quanto business si preoccupa di produrre capitale.
Le giovani ragazze si lasciano sfruttare non per colpa a loro volta ma per ignoranza, in nome di un mito: accedono a questa professione ad una età troppo precoce perché possano essere consapevoli di ciò in cui si stanno imbarcando, dei rischi, dei pericoli, di quello che si nasconde dietro le apparenze. Mediaticamente non viene comunicata la realtà, ma solo una facciata patinata; ciò crea aspettative distorte nelle giovani adolescenti che si affacciano pertanto alla professione poco equipaggiate, inconsapevoli dunque fragili. The Model Alliance può avere il valore di creare la consapevolezza necessaria alle ragazze perché possano comprendere le dinamiche dell’industria in cui operano ed i propri diritti, per avere un riferimento chiaro di ciò che è giusto e ciò che è non lo è e qualcuno che finalmente rimanda loro il proprio sentire. Gli operatori del settore dovranno adeguarsi ai nuovi criteri adottando a loro volta modalità più rispettose della dignità delle ragazze, impegnandosi a creare capitale nel rispetto delle stesse.
La mission di queste nuove iniziative emergenti nelle città della moda è quella di emancipare, affrancare e finalmente valorizzare socialmente la figura di modella, che attualmente non gode della migliore fama: Il pregiudizio e l’atteggiamento sprezzante nei confronti delle modelle, stereotipicamente considerate come frivole galline dalle uova d’oro baciate dalla fortuna, per le quali tutto è roseo, semplice, scontato, pensate spesso quali donne di facili costumi, pronte a vendersi pur di avere successo, prive di anima o materia grigia, senza nulla da dire, alimenta il persistere dell’abuso di una categoria che in realtà non è nulla di più lontano da quanto sopra.
Solo attraverso un percorso di consapevolezza il processo di emancipazione nelle modelle può avere inizio, così che esse possano finalmente abbracciare paradigmi comportamentali che diano nuova dignità a sé stesse come donne ed alla loro professione, perché possano arrivare ad essere percepite come persone parlanti e pensanti, esseri umani con un’anima, una psiche, dei sentimenti, dei valori e magari anche qualcosa da dire e non più solo quali attaccapanni ambulanti, inumani, alieni corpi vuoti. La nostra cultura è pervasa da immagini di modelle, non possiamo pensare di non esserne influenzati collettivamente; Dare loro una dignità significa anche ritrovare una maggiore dignità collettiva, sia nell’ambito dell’universo del femminile che, a cascata, di quello maschile.
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Adriana Giotta è fondatrice e counsellor di Role Model Living , un programma di coaching specifico per modelle e professioniste del mondo dello spettacolo
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