Cinque ritratti al femminile per scoprire il volto del '900
Fotogallery Cinque ritratti al femminile per scoprire il volto del ‘900
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Cinque ritratti di cinque grandi artisti raccontano l'evoluzione (estetica) della donna. In quale vi ritrovate?
C'era una volta la Venere di Botticelli... Poi fu la volta dei nudi di Rubens o di Renoir. Ritratti diversi ma di una femminilità ancora saldamente legata alla figurazione.
Un bel giorno, però, arrivarono le donne di Picasso, Magritte e gli altri, e anche la donna cambiò volto.
Come è cambiato il modo di raffigurare l'essere umano nel corso dello scorso secolo? Ce lo racconta «Il Volto del '900», una mostra aperta da poco a Milano a Palazzo Reale. Da Matisse a Bacon, oltre ottanta ritratti e autoritratti provenienti direttamente dal Centre Pompidou di Parigi. Noi abbiamo scelto i nostri cinque ritratti preferiti. Esclusivamente al femminile. Volti di donne (o quel che ne resta), figure intere, pose di una femminilità contemporanea. Ognuna con un proprio stile e carattere. E voi che tipo di donna siete?
La donna-angelo
Amedeo Modigliani, «Ritratto di Dédie» (1918)
Creature delicate dal volto minuto, il collo allungato, gli occhi a mandorla, la bocca spesso sottile. Ritratti asciutti, essenziali, forme morbide ma semplificate. Modigliani dipinse numerose donne. Bello, sensuale, tormentato e dannato, le amò tutte con passione e ardore nell'ambiente disinvolto della Parigi di Montmartre e Montaparnasse. Ma a noi piace ricordarlo accanto a una donna dolce e delicata come la sua Jeanne Hébuterne (compagna fedele persino nell'ora della morte, dato che il giorno dopo il decesso di Modì, si buttò da una finestra per seguirlo), piuttosto che a un tornado di spregiudicatezza come fu Beatrice Hastings (con lei la relazione fu un continuo litigio, tra scenate furibonde e gelosie). Ed ecco qui la sua Dédie: una donna elegante, vestita di nero e con il collo immancabilmente piegato. Remissiva e dall'aria un po' svampita, diremmo noi. Una moderna donna-angelo.
La donna esotica
Henri Matisse, «Odalisca in pantaloni rossi» (autunno 1921)
Bella e sensuale, esotica e misteriosa. Il fascino dell'Oriente non mancò di stregare anche Henri Matisse che, dopo alcuni viaggi in Algeria e Marocco, ebbe il chiodo fisso delle odalische islamiche. Le dipinse in tutte le salse. Inserite o incorniciate in ricercate magie arabesche e in interni dagli arredi eleganti, sinuose e indolenti nelle loro pose. Con colori brillanti e gioiosi che, al di là della sensualità, non possono che mettere allegria.
La donna rarefatta
Pablo Picasso, «Donna con cappello», (1935)
Ecco uno che di donne se ne intendeva sicuramente: Pablo Picasso. Fin dagli esordi, la madre, le sorelle e le compagne entrarono a far parte delle sue opere. Mogli e amanti non si contano nella vita del pittore spagnolo (sposato due volte, ha avuto quattro figli da tre donne diverse). Fernande, Eva, Olga, Marie-Thérèse, Dora, Francoise, Geneviève, Sylvette, Jacqueline sono solo tra le più famose. E la lista potrebbe andare avanti, quasi all'infinito. Ma provate voi a riconoscere i tratti di queste bellezze nei volti cubisti e deformati di Picasso. Con l'artista spagnolo la donna si smaterializza, frantumata in colori e forme da un imperativo geometrico.
La donna immagine
René Magritte, «Lo Stupro» (1945)
C'è qualcosa di mostruoso in questo dipinto. Se vi avvicinate ve ne renderete conto: un volto di donna è costituito dagli elementi essenziali del suo corpo. Gli occhi sono diventati seni, il naso è rappresentato dall'ombelico e i genitali sostituiscono la bocca. «Siete sicuri che sia un volto»? vi sta dicendo Magritte (il papà del celebre «Ceci n’est pas une pipe»). Più che un quadro, un trattato filosofico. L'artista trasforma il volto di una donna in oggetto del desiderio, un corpo privo di individualità e di espressione, usato e gettato via come un pezzo di carne pronto all'uso. Un monito ante litteram per tante donne-immagine della nostra epoca. E pensare che Magritte non aveva sotto gli occhi certe pubblicità contemporanee...
La donna mondana ed emancipata
Tamara de Lempicka, «Kizette al balcone» (1927)
In questo caso parliamo però dell'artista e non della protagonista del ritratto. La Kizette in questione altro non è infatti che la povera figlia di Tamara de Lempicka, pittrice polacca di nobili origini dal carattere più che deciso e ben poco animata da sentimenti materni. Completamente dedita alla sua vita mondana e chic, allontanò sempre la figlia affidandone la cura ad altri salvo poi usarla come modella di alcuni dei suoi quadri più celebri. Eccentrica e disinibita, viziata e talentuosa, avventurosa e sofisticata, anticonformista e contraddittoria, non c'è donna che possa rappresentare alla perfezione come Tamara de Lempicka uno dei volti della donna moderna.
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